Furbetti e sciamani/ Se il dolore per il virus non redime le anime

Purtroppo queste funeste teorie, degne della più lugubre superstizione e delle più caotiche credulità di ere passate, sono sostenute non solo da bigotti fanatici o da astuti imbonitori, ma persino da medici e magistrati, persone che decidono sulla salute e la libertà individuali, ancora più importanti dell’economia e del commercio. Così il Covid, invece di far emergere i nostri lati migliori, ha confermato il detto del filosofo che niente quanto l’ignoranza umana dà l’idea dell’infinito. 

La terza è quella che chiameremmo dell’imperturbabile irresponsabilità. Malgrado i quotidiani bollettini di guerra, gli appelli, le esortazioni e le minacce, continuiamo ad assistere a episodi di raduni, scampagnate e persino celebrazioni religiose di persone incuranti della legge, del buon senso e anche della propria incolumità. Un giorno leggiamo che a una festa di compleanno si sono infettati venti invitati; il giorno dopo che la stessa cosa è avvenuta a un funerale. E’ appena il caso di dire che in questi casi, più che telefonare alla polizia, sarebbe necessario chiamare gli infermieri.

L’ultima forma di ribellione è la più subdola, perché accampa ragioni parzialmente e apparentemente plausibili: il disagio economico, l’ansia claustrofobica della semidetenzione, la sfiducia nell’efficienza dello Stato, via via fino alla violazione dei nostri sacri diritti costituzionali. Ma non lo fa per spronare le istituzioni a una riflessione più accorta e un intervento più risolutivo, ma solo per giustificare il proprio egoismo incivile, incurante del prossimo fino all’arroganza beffarda. E’ la schiera dei “furbetti” che in realtà sono degli sciagurati: sono quelli che si intrufolano nelle liste dei vaccinandi, adducendo requisiti fasulli o addirittura falsificando le carte; quelli che saltano le file di chi aspetta pazientemente il proprio turno, escogitando espedienti degni dei film di Alberto Sordi e Dino Risi; quelli che sgomitano accampando privilegi ingiustificati o lamentando rischi in realtà inferiori a quelli di altre persone più silenziose e disciplinate. Un quadro desolante e disgustoso, che smentisce le illusioni di chi credeva nelle magnifiche sorti di un’umanità redenta dal dolore.

IL MESSAGGERO

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