Hanno tutti ragione | Di Battista e il sottopancia giudiziario, breve storia di una mala educazione
Poi venne appunto Tangentopoli, con il tifo per i pm del pool di Milano, anche lì la causa era giusta, combattere la pervasiva corruzione, i metodi erano gli stessi: l’avviso di garanzia come condanna anticipata, la carcerazione preventiva come mezzo per estorcere confessioni, la difesa messa in condizioni di minorità rispetto all’accusa in spregio alla riforma della procedura penale, la teorizzazione della presunzione di colpevolezza che Piercamillo Davigo, vero ideologo del pool mentre Antonio Di Pietro ne era il braccio armato, continua a teorizzare come caposaldo dell’azione penale, star di un giustizialismo colorato nel frattempo di grillismo.
Nelle tribune della sinistra o sedicente tale si coltivò il talento dei nuovi Zdanov, Travaglio imperversava nei programmi di Michele Santoro come Di Pietro nei talk “gentisti” di Gianfranco Funari, l’Unità di Furio Colombo lo elesse commentatore principe anticipando di fatto le rubriche del blog di Grillo, il girotondino Paolo Flores d’Arcais propose su Micromega il governo dei pm, Di Pietro si buttò in politica grazie al consenso guadagnato con le inchieste e come lui altre decine di magistrati, tra cui Luigi de Magistris, al cui confronto persino Tonino pareva un garantista, mentre qualche anno più tardi l’ex operaista Alberto Asor Rosa suggerì un golpe dei carabinieri per porre fine all’esperienza dell’ultimo governo Berlusconi. Sono anni in cui sei progressista se scendi in piazza con lo striscione “Intercettateci tutti”, più Ddr per tutti.
Ecco da quale domino discende quest’ultima insignificante sciocchezzuola, l’idea del sottopancia giudiziario, un rivoletto del grande fiume giustizialista e della stagione del furore di cui è certo figlio non degenere anche Dibba, pronto a correre in soccorso dei tribuni che a questa storia hanno contribuito, seppure solo da epigoni. Nello specchio di Dibba c’è il riverbero di tutta la nostra mala educazione spacciata per militanza inflessibile e un credibile architetto della nuova sinistra dovrebbe partire da qui: cambiare subito tutti gli specchi.
REP.IT
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