Perché sono cambiate le rotte dei migranti nel Mediterraneo e da dove arrivano i disperati del mare
fabio albanese
«E’ di nuovo cambiato tutto, non arrivano più dalla Tunisia ma nuovamente, e in tanti, dalla Libia». Il sindaco di Lampedusa fotografa in una frase ciò che sta accadendo nel Mediterraneo centrale negli ultimi mesi. Contrariamente a quanto si era verificato l’anno scorso, è nuovamente la Libia il principale porto di partenza di migliaia di disperati diretti in Europa. Il primo cittadino dell’isola porta d’Europa, e simbolo stesso delle migrazioni, se ne è accorto andando ogni giorno sul molo Favaloro a vedere cosa stava accadendo. Ma sono anche i dati del Viminale come quelli delle organizzazioni umanitarie, a certificarlo: da inizio anno al 7 aprile sono arrivati in Italia 8476 migranti; di questi, solo un settimo sono tunisini. Lo scorso anno, il rapporto era all’incirca di uno su tre. «Ancora prima che facciano ingresso al porto, lo capisci subito da dove arrivano – dice Martello – perché i tunisini arrivavano con barchette con 10-15 persone a bordo, questi invece arrivano con barche molto più grosse dove ci sono dalle 50 alle cento persone e anche più».
Più Libia meno Tunisia «Al 31 marzo, su un totale di 7400 migranti arrivati in Italia, circa 4500 sono arrivati dalla Libia e 2200 dalla Tunisia – afferma Flavio Di Giacomo, portavoce per l’area del Mediterraneo dell’Oim, l’organizzazione per le migrazioni delle Nazioni unite -. Le partenze dalla Libia sono dovute a tantissime cause che sono anche difficili da individuare, dall’instabilità del Paese a condizioni del mare più o meno favorevoli. Ciò che ci preoccupa è che in questi giorni sono stati fatti diversi salvataggi in alto mare ma, come sottolineato anche dalla Ong Alarm Phone, ci sono state varie chiamate di barconi in difficoltà che hanno dovuto aspettare tantissime ore, e in un caso più di un giorno, prima di venire soccorsi da qualcuno in acque internazionali, e non da libici. La velocità dei soccorsi resta una priorità».
La Libia dunque, nonostante il cambio di governo e un, almeno apparente, ritorno a una maggiore concordia tra le forze politiche in campo, resta il punto più delicato delle politiche migratorie europee e, anzitutto, di Italia e Malta; due Paesi che hanno modi diversi di affrontare il fenomeno ma che continuano a sostenere tutto il peso delle partenze dal Nord Africa. L’ultimo rapporto mensile di Frontex, quello emesso a metà marzo, è d’altronde molto chiaro: mentre le altre tre principali rotte di migrazione denunciano cali di partenze che vanno dall’84% del Mediterraneo orientale al 47% della rotta balcanica al 41% di quella del Mediterraneo occidentale, la rotta da Libia e Tunisia verso Italia e Malta ha registrato un aumento del 26% solo nei primi due mesi dell’anno.
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