Filippo, il principe che non ci teneva a essere raccontato: insieme a lui se ne va un’epoca
di Beppe Severgnini
Ambasciata britannica, Roma. Credo
fosse il 2000. Avevo già visto il duca di Edimburgo un paio di volte,
in passato, a Londra: ma sempre a debita distanza. E non avevo mai
parlato con lui. Quella sera ha parlato lui con me. Il rituale dei
saluti prevede che siano i reali a introdurre un argomento di
conversazione. Il principe Filippo,
ritto di fianco alla consorte, mi ha guardato e ha chiesto: «What keeps
you occupied?». Cosa la tiene occupata? In quella domanda c’era tutto
il personaggio. La sua cortesia, la sua professionalità, il suo
splendido anacronismo.
What keeps you occupied?,
cosa la tiene occupata? Non «Che lavoro fa?», domanda brusca e troppo
precisa. Ma: come occupa le sue giornate? Domanda poco impegnativa,
elegante, quasi ingenua; in qualche modo perfetta. Cosa fate, voialtri,
là fuori?, chiedeva l’uomo con un’occupazione unica: accompagnare, nel
corso di una lunga vita, una protagonista come Elisabetta. Accettando di
essere sempre un passo indietro, un’idea in ritardo, un fotogramma
dopo. Nella serie televisiva The Crown – che The Economist
giudica più realistica della stessa famiglia reale – c’è una battuta
eloquente e meravigliosa, e tocca proprio a Filippo. Parlando della
regina Eilisabetta sua moglie dice: «Lei è il sole, noi siamo i pianeti
che le girano intorno».
Ora il pianeta Filippo — un po’ greco e un po’ danese, molto inglese — si è spento, alla viglia dei cento anni, e dispiace. Insieme a lui se ne va un’epoca. Un’epoca di uniformi e cerimonie, parenti e silenzi, rotocalchi e rumours, riti agresti e nuore incomprensibili. Pensateci: per il principe Filippo, come per la regina Elisabetta, usiamo ancora tradurre il nome. Per i loro figli maschi (Carlo, Edoardo, Andrea), talvolta. Per i loro nipoti e le loro spose, non più. William e Kate, non Gugliemo e Caterina; Harry e Megan, non Enrico e Margherita.
Ammettiamolo: il mestiere di Filippo di Edimburgo non era semplice. Marito e padre, presente e distante, accompagnatore e indossatore, funzionario e missionario. All’inizio ha faticato ad accettare un ruolo inevitabilmente subalterno. Ma poi ha capito. Il pianeta Filippo ha trovato l’orbita, il ritmo, perfino il gusto di fare le cose. La monarchia è una forma di servizio. Un servizio di lusso, certo. E Filippo lo ha accettato. All’interno della famiglia reale britannica il duca di Edimburgo è stato tra i personaggi più difficili da raccontare, proprio perché non ci teneva a essere raccontato. Ma l’uomo era attento, quando non sceglieva di essere svagato. Cauto, se non aveva deciso di abbandonare le cautele. Per i giovani inglesi era un bisnonno lontano. Per i meno giovani, una figura affettuosa, misteriosa, un po’ eccentrica.
Pages: 1 2