Draghi ferma i cinesi con il «golden power»: cos’è e perché l’italiana Lpe è stata protetta
di Fabrizio Massaro09 apr 2021
Mario Draghi ha vietato a un gruppo cinese di rilevare il controllo di un’azienda italiana di semiconduttori: è il primo esercizio di veto nell’ambito del «golden power» da parte del nuovo esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. È a questo provvedimento che il premier si è riferito giovedì nel corso della conferenza stampa in cui ha parlato di vari argomenti a cominciare dai vaccini. «Sono d’accordo con Giorgetti, la golden power è uno strumento del governo per evitare la cessione di asset strategici a potenze straniere, va usato. Quello sui semi conduttori è stato un uso di buon senso in questa situazione. È un settore strategico, ce ne sono altri», ha detto Draghi.
Il riferimento era alle parole del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che poche ore prima aveva annunciato, fra l’altro, che al Mise si sta anche valutando la possibilità di «estendere l’ambito di applicazione della golden power» a filiere rilevanti e al momento escluse, come l’automotive e la siderurgia, dal carattere «strategico» e «particolarmente esposti alla concorrenza cinese».
Il provvedimento
Il veto da «golden power» da parte del governo Draghi è stato posto pochi giorni fa, il 31 marzo scorso, per bloccare la vendita del 70% di una azienda italiana, la Lpe di Baranzate, nel Milanese, alla cinese Shenzhen Investment holdings. Draghi ha sottolineato che «la carenza di semiconduttori ha costretto molti costruttori di auto a rallentare la produzione lo scorso anno quindi è diventato un settore strategico».
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