«AstraZeneca viola il contratto»: la lettera-ultimatum dell’Europa
di Federico Fubini
È un «preavviso scritto di una lite» che può diventare la madre di tutte le battaglie legali nate dalla pandemia. Ma soprattutto, è un ultimatum che sta scadendo. Per mano di Sandra Gallina, l’italiana che guida la direzione generale Salute e che ha negoziato i contratti sui vaccini,il 19 marzo la Commissione europea ha scritto ad AstraZeneca. Destinatari Iskra Reic, vicepresidente esecutiva per l’Europa e il deputy General Councel — l’avvocatessa aziendale — Mariam Koohdari. L’accusa di Bruxelles è precisa: «A seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni — si legge — siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa».
Le implicazioni, poi, sono altrettanto nette: «Vi chiediamo formalmente e vi diamo preavviso di porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali entro venti giorni da questa lettera». E ancora: «Vi diamo preavviso di recuperare senza ulteriori ritardi sull’arretrato nella produzione e consegna delle dosi e di mitigare qualunque danni causato». Anche perché — osserva sempre la lettera di Sandra Gallina da Bruxelles — «sottolineiamo che la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19». Fra le righe, si profila già una richiesta di danni a AstraZeneca potenzialmente per cifre molto elevate. E poiché la missiva di Bruxelles (di cui è apparsa notizia per la prima volta su Les Echos in Francia) è stata inviata il 19 marzo, la situazione è chiara: l’ultimatum è scaduto due giorni fa senza che siano conosciute, al momento, reazioni da parte dell’azienda.
La requisitoria della Commissione è molto articolata, al punto da occupare sei pagine. Bruxelles sostiene che le violazioni sarebbero numerose: AstraZeneca avrebbe incassato un sostanziale anticipo in estate sulla base di impegni poi lasciati cadere (al punto che nel tardo autunno la Commissione si rifiutò di versare una seconda rata); avrebbe di fatto promesso le stesse dosi a più committenti pur garantendo il contrario nel contratto con la Commissione europea; e avrebbe incomprensibilmente tardato nella sua richiesta di autorizzazione del suo vaccino presso il regolatore europeo Ema.
Gallina contesta al gruppo anglo-svedese che non avrebbe neppure compiuto quel che nel contratto fra le due parti del 27 agosto scorso viene definitoil «best reasonable effort» (un impegno con la «massima diligenza ragionevolmente possibile») di rispettare il calendario di fornitura. Questo prevedeva fra 30 e 40 milioni di dosi entro la fine del 2020, fra 80 e 100 milioni nei primi tre mesi di quest’anno e il resto dei 300 milioni previsti entro la fine di giugno. Invece la «violazione degli obblighi» si estrinseca nel fatto che a fine marzo l’azienda aveva fornito solo 30,12 milioni di dosi, circa un quarto del previsto.
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