Scontro sulla rifondazione del M5S di Conte. Casaleggio accusa: vogliono il terzo mandato
Si prefigurerebbe così, almeno in questa fase di transizione, uno schema con una piattaforma esterna per le votazioni, legata al Movimento da un contratto di servizio, immediatamente utilizzabile per eleggere il capo politico, e una interna da costruire con calma, all’interno della quale far convogliare la scuola politica e gli spazi di discussione interni e con la società civile. Per Conte però è soprattutto il momento di disinnescare le polemiche, le ansie, i malumori che stanno prendendo allo stomaco i Cinque stelle. E di riallacciare il filo con il gruppo parlamentare: «Diamoci del tu. Mi metto in gioco perché ho fiducia in voi», dice ai deputati prima di essere interrotto dalla visita a sorpresa del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che citofona a casa Conte e costringe l’ex premier ad assentarsi per alcuni minuti. I deputati intanto discutono. Alfonso Bonafede ribadisce il suo «no alle correnti», Lucia Azzolina plaude alla riorganizzazione territoriale e alla scuola di formazione, Stefano Buffagni chiede una stella dedicata al “lavoro” e Angelo Tofalo ne vuole una alla “sicurezza”. L’incontro si protrae per ore, con una pausa a metà giornata, e alla fine Conte lancia la proposta di un «tavolo di confronto permanente» con gli eletti, offendo un indirizzo mail per inoltrargli spunti e riflessioni. Ma la verità è che a una larga fetta di parlamentari tutto questo non basta. QRuello che vogliono è una rassicurazione sulla loro carriera politica. Dunque, sul limite dei due mandati da archiviare una volta per tutte. Conte elude per l’ennesima volta la questione, ma lascia sul campo una promessa: «Tratteremo altri temi fuori dall’ordine del giorno, sicuramente». E tutti, nel Movimento, hanno pensato solo una cosa: «La speranza di un terzo mandato è ancora viva». —
LA STAMPA
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