Covid, lo studio israeliano: la variante sudafricana «buca» il vaccino Pfizer

di Cristina Marrone

La variante del coronavirus scoperta per la prima volta in Sud Africa è in grado di «bucare», almeno in parte, la protezione indotta dal vaccino Pfizer-BioNTech secondo un nuovo studio israeliano realizzato dall’università di Tel Aviv e dall’istituto Clalit, non ancora sottoposto a revisione paritaria. In Israele è strato utilizzato quasi esclusivamente proprio il vaccino Pfizer per vaccinare milioni di cittadini (sono circolate pochissime dosi di Moderna).

Lo studio

I ricercatori hanno esaminato quasi 400 persone che erano risultate positive al Covid-19 dopo aver ricevuto almeno una dose di vaccino e li hanno confrontati con lo stesso numero di persone infette e non vaccinate. Gli scienziati hanno scoperto che la prevalenza della variante Sudafricana (B.1.351) tra i pazienti che avevano ricevuto due dosi di vaccino era circa otto volte superiore rispetto alla popolazione non vaccinata. Sebbene il numero di soggetti esaminati sia limitato, il risultato è ritenuto indicativo.

La variante viola la protezione del vaccino

«Ci saremmo aspettato solo un caso di variante sudafricana, ne abbiamo trovati otto», ha detto la professoressa Adi Stern, che ha guidato la ricerca, al quotidiano The Times of Israel. La variante sudafricana, paragonata al ceppo originale e alla variante inglese, «è in grado di violare la protezione del vaccino» anche se servono ulteriori studi per un quadro più preciso. «Riteniamo comunque – scrive la scienziata su twitter – che la ridotta efficacia si verifichi solo in un piccolo lasso di tempo. Nessun caso di B.1.351 si è verificato dopo 14 giorni dalla seconda dose». Gli otto casi sono concentrati entro i 7 giorni dalla seconda dose. Inoltre gli scienziati hanno osservato che la variante sudafricana non si diffonde in modo efficiente per questo è importante vaccinare il più velocemente possibile per far crollare il numero di contagi. Il professor Ran Balicer, direttore delle ricerche al Clalit, ha definito l’indagine «molto importante». «È il primo studio al mondo (indipendente, ndr) basato su dati reali e mostra che il vaccino è meno efficace contro la variante sudafricana in confronto al virus originale e alla variante britannica» che ha circolato in Israele.

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