Il report censurato e le bugie di Guerra lo scandalo Oms lambisce Speranza
niccolò carratelli monica serra
Al ministero della Salute ora temono che da Bergamo possano arrivare brutte sorprese. Che l’inchiesta che ha coinvolto il direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità, Ranieri Guerra, possa finire per toccare gli uomini più vicini al ministro Roberto Speranza. I magistrati vogliono chiarire se qualcuno, nel ministero, abbia avuto un ruolo nell’affossamento del rapporto dell’Oms, in cui si parlava del mancato aggiornamento del Piano pandemico italiano e di una reazione «caotica» e «improvvisata» del nostro Paese alla prima ondata del Covid. «Piena fiducia nel lavoro della magistratura – ha detto ieri Speranza a Porta a Porta – chiunque ha avuto funzioni in questa pandemia, dall’Oms fino al sindaco dell’ultimo paese, deve serenamente mettersi nelle condizioni di poter rispondere di quello che ha fatto». Fonti di palazzo Chigi smentiscono le indiscrezioni che vorrebbero Mario Draghi intenzionato a sostituire il ministro della Salute, ricordando le parole pronunciate dal premier nell’ultima conferenza stampa: «L’ho voluto io nel governo e ha la mia stima». Certo, come dimostra la rapida uscita di scena dell’ex commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri (coinvolto nella vicenda della fornitura di mascherine cinesi irregolari), un eventuale sviluppo negativo dell’inchiesta di Bergamo potrebbe far cambiare idea a Draghi. Anche perché, tra le chat a disposizione dei pm, potrebbero esserci anche quelle tra Speranza, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro e il capo di gabinetto del ministro, Goffredo Zaccardi. Conversazioni comunque inutilizzabili ai fini processuali prima dell’eventuale via libera del Parlamento. Speranza prova, con fatica, a tenere separata la sua posizione da quella di Guerra: «Le dinamiche interne all’Oms non riguardano il nostro Paese», ha detto. Peccato che in una delle tante mail ora in mano ai magistrati, Guerra scriva che «uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole foglia di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…). Se anche Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese». Insomma, certe dinamiche hanno fatto la differenza, specie nell’anno di presidenza del G20, con Speranza che a settembre guiderà il meeting dei più importanti ministri della Salute a livello mondiale.
Cosa sapeva Speranza? Interrogato dai magistrati lo scorso 28 gennaio, il ministro ha detto di aver saputo del rapporto (poi censurato) dell’Oms sull’Italia solo dopo la sua pubblicazione, il 13 maggio 2020. Il ricercatore che lo ha redatto con la sua squadra, Francesco Zambon, sostiene invece di aver condiviso il documento con le autorità italiane almeno un mese prima. Per capire come siano andate le cose, il pool di magistrati di Bergamo, guidati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, sta analizzando migliaia di pagine di chat e mail, acquisite in questi lunghi mesi di indagine.
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