Bce: “Avanti con l’euro digitale, i cittadini chiedono privacy e sicurezza. Le avranno”


In un clima di incertezza dovuta alle campagne vaccinali europee, c’è dunque una sicurezza. La pandemia di Covid-19 ha contribuito a velocizzare la discussione sui costi e sui benefici di un euro digitale. Del resto, in più occasioni il presidente Christine Lagarde ha parlato senza mezzi termini sul futuro della Bce da settembre a oggi. Che non riguarda solo una tolleranza di un’inflazione superiore al 2% annuo, in completo allineamento con quanto deciso dalla Federal reserve di Jerome Powell durante il consueto simposio agostano di Jackson Hole. “Il progetto è guidato dalle preferenze dei consumatori e dal desiderio degli europei di non utilizzare più tante banconote e monete come in passato”, ha detto Lagarde, secondo cui i cittadini europei desiderano sempre più “effettuare pagamenti in modo digitale, in modo più economico, più veloce e con più sicurezza”. Ed ecco spiegato il motivo della consultazione pubblica lanciata a ottobre. E in quell’occasione Panetta fu chiaro. “Dall’introduzione dell’euro, la Bce è stata responsabile di preservare la fiducia dei cittadini nella nostra moneta. Oggi, il sostegno alla moneta unica è a livelli record. Per avere successo, un euro digitale dovrebbe anche ricevere un forte sostegno da parte del pubblico. Sarebbe un simbolo digitale di progresso e integrazione in Europa. E sosterrebbe il ruolo internazionale dell’euro”, disse Panetta. Ed è proprio su quest’ultimo punto che la discussione sta assumendo i contorni più interessanti, sia a livello monetario sia a livello economico. 

La scelta della consultazione pubblica deriva da tre elementi su tutti. La nuova normalità imposta dal Covid-19, l’ingresso delle banche centrali nelle investigazioni riguardo costi e benefici delle criptovalute, l’esigenza di potenziare la credibilità internazionale dell’euro. Come spiegato da Lagarde e Panetta, c’è un maggiore interesse nell’andare verso i consumatori, per renderli ancora più cruciali nel processo decisionale. Alla luce del significativo numero di rispondenti, è legittimo attendersi che il percorso verso la digitalizzazione dell’euro venga rispettato. L’appuntamento per giugno, dunque, non dovrebbe essere posposto.

Due anni, circa, è il tempo necessario per concludere l’indagine formale, ha spiegato Panetta al Comitato per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo. Al termine dell’analisi, ha infine fatto notare, il Consiglio direttivo avrà il compito di decidere “come strutturare l’euro digitale e se passare alla fase di attuazione dei requisiti utente”. Questa fase, che durerà diversi anni, “sarebbe dedicata allo sviluppo di servizi integrati, ai test e all’eventuale sperimentazione pratica di un euro digitale”, ha concluso Panetta. L’orizzonte temporale, spiegato anche da Lagarde, per l’avvio definitivo è compreso nel biennio 2023-2025.

LA STAMPA

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