Della Valle: «Il Centro Italia può ripartire se si investe sui distretti industriali»

Diversi osservatori hanno sottolineato l’importanza di creare una rete di collegamenti tra le città medie del Centro con la Capitale, in modo da proiettare l’area tra quelle global cities che saranno i motori dello sviluppo e della crescita. È una visione che condivide?
«Quello che è capitato nel mondo nell’ultimo anno e mezzo, ha cambiato anche il rapporto delle persone, con gli stili di vita soprattutto dei giovani e credo che stia emergendo la voglia di molti di poter vivere in posti tranquilli dove i rapporti umani sono privilegiati rispetto a tante altre cose. Quindi tutto quello che migliora la qualità della vita, di chi abita nei piccoli paesi, o di chi sceglie di andarci ad abitare, è benvenuto e aiuta e incentiva a spostarsi nei nostri borghi che sono i più belli del mondo. In questo senso andrebbe studiato un piano di incentivazioni e di ristrutturazioni delle abitazioni e la riapertura di piccoli laboratori e riappropriarsi di mestieri che stanno scomparendo».

Uno dei temi emersi nel dibattito è lo spopolamento del Centro. Qui l’esperienza del Sud insegna. Perdere capitale umano, sia per la riduzione delle nascite che per la fuga di cervelli verso altre zone del Paese, è una delle determinanti del declino. C’è modo di invertire questa tendenza?
«Quello che vedo oggi di positivo, è che se ai giovani viene data una motivazione valida ed una seria opportunità di lavoro, in molti sono disposti a rimanere. Alcuni anni fa non era così».

Roma che ruolo può avere nella ripartenza del Centro?
«Roma è una città che ha fatto la storia di una buona parte del mondo e avrebbe l’autorevolezza per essere una città leader e guida per altre capitali europee meno importanti e con meno storia. La Roma attuale ha bisogno di tante cose che necessitano di molto denaro e di una grande convinzione da parte della politica nel fare quello che serve in fretta. Non dimentichiamoci che Roma non è solo importante per il Centro Italia, ma per tutto il mondo e soprattutto è importante insieme ad altre città per l’immagine del nostro Paese va assolutamente sostenuta da tutti».

Qualcuno chiede l’istituzione delle Zes, le zone economiche speciali per rilanciare il Centro. Condivide?
«Se per Zes s’intende creare o rafforzare il concetto dei distretti, è una buona idea. Avere nel raggio di qualche decina di chilometri persone e sistemi che operano in comparti industriali specifici, aiuta la crescita dei comprensori e stimola molti a provare a lavorare in proprio, avendo facilità di approvvigionamento di materie prime, di macchinari e anche di materiale umano e quindi è tutto più semplice. Credo che le scuole professionali dovrebbero essere incentivate perché hanno rappresentato una scuola di vita, di lavoro per milioni di italiani e sono state protagoniste della ricostruzione del Paese».

Lei è uno degli imprenditori simbolo del Made in Italy. Nelle nuove generazioni vede ancora quel fuoco imprenditoriale che ha portato tante imprese di questo Paese al successo globale?
«Mi capita spesso di parlare con i giovani e vedo una bella generazione di persone serie, rispettose delle regole e con una gran voglia di fare. La differenza è che oggi, cosa che io approvo totalmente, il successo imprenditoriale da solo non basta, dev’essere unito ad una buona qualità della vita e, in molti casi, al tempo dedicato alla famiglia ed alla solidarietà verso il prossimo ed ai rapporti umani, e questo è sicuramente un ottimo segnale».

IL MESSAGGERO

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