I nuovi doveri
È stata l’occasione per tornare sull’ormai famosa distinzione tra debito “buono” e “cattivo”, e per far capire su cosa è fondata la scommessa del prossimo futuro. Si tratterà, in sostanza, di lavorare di più e meglio di prima; di mettersi in testa che solo il ritorno a una crescita economica sostenuta, ciò che in Italia manca da vent’anni, può garantire la sostenibilità di un indebitamento così alto. Sarà in grado, l’Italia di raggiungere l’obiettivo? Draghi assicura che le condizioni ci sono. E aggiunge che è venuto il momento di pensare seriamente alle riforme (giustizia civile, pubblica amministrazione, fisco) che da sempre ci chiede l’Europa. Un’Europa che ha accettato di sospendere le regole rigorose con le quali l’Italia era perennemente messa in mora perché tutti i partner, dopo l’anno nero del Covid, sono nelle stesse precarie condizioni. Politicamente, il premier mantiene la sua abituale freddezza: gli attacchi a Speranza, che non a caso ha voluto seduto accanto a sé, li considera immotivati. Gli incontri con le delegazioni dei partiti, che qualcuno considerava una specie di “verifica” a meno di tre mesi dalla nascita del governo, normale amministrazione, “per tenere informato il Parlamento”. Le polemiche, si capisce, non gli piacciono, ma è disposto a non dargli troppa importanza, purché non superino il livello di guardia. L’unica cosa che davvero gli interessa, e sulla quale, se ha dubbi, non li ha lasciati trasparire, è se gli italiani, e i partiti che li rappresentano, hanno capito che quella che si apre, per essere davvero migliore di quella che va a chiudersi, deve diventare una nuova stagione di doveri.
LA STAMPA
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