Pd e le primarie a Roma. Calenda: “Io non ci sto, ci vediamo al primo turno”
di Giovanna Vitale
Carlo Calenda è a Colle degli abeti, sperdutissima periferia della Capitale, dove è venuto a “verificare i guasti dei cosiddetti piani di zona. Sto imparando cose su Roma che fanno inorridire. Qui c’è gente che si è ricomprata casa tre volte, una storia incredibile. Più vado in giro mi accorgo che ce n’è una ogni sette minuti”.
Allora non ha saputo la novità?
“No quale? Sono chiuso da due ore con i cittadini, che è successo?”.
Il Pd ha deciso la data delle primarie a Roma: si faranno il 20 giugno.
“Ah sì, bene, se le facessero, auguri. Ci vediamo al primo turno”.
Le proporranno ufficialmente al tavolo della coalizione martedì. Lei cosa farà?
“Quello che sto facendo da sei mesi. La campagna elettorale per fare il
sindaco della capitale d’Italia. Ma le pare che io perdo altri tre mesi a
litigare con loro su chi deve fare il candidato, senza parlare ai
romani, mentre la Raggi arriva al 30%? Una follia”.
Quindi al tavolo della coalizione non parteciperà?
“Per me quella storia è finita. Nonostante abbiano fissato una data, resto convinto che si tratti di primarie eventuali”.
In che senso eventuali?
“Non è un mistero, l’avete scritto anche voi su Repubblica, che Letta
farà di tutto, insieme a Conte, per far ritirare la Raggi e convincere
Zingaretti a scendere in campo. E siccome ci credo, non intendo arrivare
al 20 giugno per poi sentirmi dire, magari una settimana prima: scusa
Carlo, abbiamo scherzato, c’è l’accordo Pd-5S, non se ne fa nulla”.
Ma se anche Zingaretti volesse candidarsi, ipotesi già
smentita con forza, le primarie si farebbero comunque. Perché rifiuta di
cimentarsi?
“Ma che assurdità. E con chi le farebbe le primarie Zingaretti? La Raggi
a quel punto si sarebbe ritirata, gli altri con lui in pista farebbero
certamente un passo indietro… Come vede è tutta una finta per prendere
tempo e avere modo di individuare una strada per far desistere la
sindaca uscente”.
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