Dubbi e speranze da zona gialla. L’Italia riparte ma solo a metà

Bologna, il gestore di cinema

“Felici di aprire le sale anche con un solo film. Il coprifuoco ci danneggia”

Collective è il benaugurante titolo scelto dal cinema Jolly, 362 posti in centro a Bologna, per tornare in sala. L’opera sul giornalismo di inchiesta di Alexander Nanau che il giorno prima si gioca due Oscar, come miglior film e miglior documentario, sarà in locandina insieme a “Nuevo orden”, Leone d’argento a Venezia, del messicano Michel Franco. E poco importa se si tratta di pellicole disponibili in streaming, ciò che conta è ritrovare il grande schermo. «Applaudiamo alla riapertura — spiega Andrea Romeo, alla guida di tre cinematografi sotto le Due Torri e patron della distribuzione I Wonder Pictures — benché con una sola sala e con pellicole già in streaming. Contiamo nei tanti felici di tornare al cinema. Speriamo escano a breve altri titoli e c’è da chiarire la questione del coprifuoco alle 22 che mina lo spettacolo delle 20.30, il più richiesto».
Nell’incertezza sono tanti gli esercenti che a Bologna non riapriranno in attesa dell’autunno o di film in grado di attrarre il grande pubblico. L’altra grande incognita è la paura che il virus ancora fa, specie nel pubblico in là con gli anni, il più numeroso. «Per questo — chiarisce l’esercente — noi abbiamo deciso di applicare restrizioni ancor più severe rispetto a quanto stabilito dal governo. Consentiremo l’ingresso a un massimo di cento persone a spettacolo, dunque un posto ogni quattro, naturalmente con mascherina. E a dirla tutta, se ci fossero 100 spettatori nelle prime serata, festeggeremmo».

Firenze, il manager

“Torna la fiera della moda però se va bene faremo un terzo dei vecchi numeri”

«Siamo orgogliosi di essere il primo Salone che riapre in presenza, avanguardia degli eventi fieristici che muovono il 50% dell’export italiano», dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine. Appuntamento agli inizi di luglio a Firenze. «Pitti Uomo si sarebbe dovuto tenere il 15, 16 e il 17 giugno — Lunedì ci sentiamo con Milano e Parigi per riprogrammare il calendario degli eventi della moda uomo ed evitare sovrapposizioni anche con Londra e New York». Il tempo stringe. «Settanta giorni lavorativi non sono tanti — ammette l’ad di Pitti — ma questo non ci spaventa. Il nostro motore non si è mai fermato. Pitti connect è partito in digitale il 12 gennaio con Brunello Cucinelli, è proseguito con Herno e Laminar, Kiton e Lardini. In totale Pitti connect ha fatto oltre 15 mila visitatori unici, ha avuto 1,6 milioni pagine visitate con una permanenza media di oltre 4 minuti a pagina nei sei mesi dal 15 gennaio al 5 aprile. Lo svolgimento dell’evento digitale è confermato per il 15 giugno. Quanto a quello in presenza, da lunedì siamo al lavoro sulle dinamiche commerciali e di relazioni. Sono ottimista, anche se non possiamo aspirare agli stessi numeri dell’ultimo evento in presenza del gennaio 2020: allora 1.200 marchi presenti e oltre 30 mila visitatori. Ottenere un terzo di quei numeri sarebbe un grande risultato. Ora sarà importante che il piano vaccinale acceleri. Ma la decisione di ripartire è un grande segnale di fiducia che fino era lasciata ai singoli e che invece adesso si trasforma in progetto collettivo».

Napoli, il gestore della palestra

“Calcio sì, palestra no, dopo mesi di stop più dubbi che certezze”

La necessità di ripartire ma anche i dubbi sulle regole e sui tempi. Sono molte le perplessità che attanagliano Giuseppe Marmo, fondatore della Kodokan, una vera e propria istituzione per lo sport dedicato ai ragazzi nel centro di Napoli, in piazza Carlo III. Tremila metri quadrati e ben undici discipline sportive: «Abbiamo trasformato le grotte dell’Albergo dei Poveri – dice Marmo, un passato da judoka di alto livello – nelle più belle palestre d’Italia. Avevamo circa 1000 ragazzi, di cui soltanto 650 a pagamento, gli altri hanno sempre svolto attività gratuita». Probabilmente il Kodokan non ricomincerà con la ginnastica, ma con il calcio («Abbiamo anche un campo») ma non ci sono ancora certezze: «Siamo in contatto con la Fondazione Scholas Occurrentes per organizzare un torneo dedicato ai ragazzi che vivono in condizioni di disagio. È un bel progetto che vorremmo realizzare. Valuteremo domani se procedere oppure no. Rappresenterebbe comunque un bel segnale».
Il futuro resta nebuloso per la ripresa delle altre attività: «Ho diverse perplessità. La nostra storia ha sempre favorito l’aggregazione e la possibilità di stare insieme. Immaginate un corso di ginnastica artistica con 6 bambine, anziché 20. Il senso viene completamente stravolto». Una decisione definitiva non è stata ancora presa: « I ragazzi hanno bisogno di tornare a fare sport, ma vogliamo essere certi di aprire e offrire un percorso in sicurezza».



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