Niente vaccini per disabili e malati di cancro. La rabbia delle famiglie
GIACOMO GALEAZZI
ROMA. Da nord a sud bufera per i ritardi nelle vaccinazioni delle persone più fragili. «La disuguaglianza nell’accesso al vaccino è l’offesa più grave che si possa infliggere alle persone vulnerabili», afferma don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera alla Comunità Giovanni XXIII. «I disabili hanno sofferto più di tutti i 15 mesi di pandemia, perciò metterli in sicurezza vaccinandoli è un dovere sociale», evidenzia Antonio Massacci, padre di un ragazzo affetto da un’epilessia farmacoresistente che gli impedisce di memorizzare ciò che apprende, impegnato in prima linea nell’Anffas, associazione delle famiglie dei disabili intellettivi.
Disparità tra regioni
La situazione è a macchia di leopardo sul territorio nazionale. I
genitori dei bambini oncologici (Ageop) hanno lanciato un appello al
governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «Non chiediamo di
prevaricare nessuno, né di combattere l’avvilente guerra delle sfortune
dove vince chi ne conta di più. Vogliamo solo ribadire, con tutta la
forza di cui siamo capaci, che è necessario stabilire per i famigliari
dei minori oncologici, e di tutti quelli in condizioni di grave
fragilità, esclusi per età dalla possibilità vaccinale, un criterio e
una modalità chiari, semplici ed uniformi, di accesso prioritario alla
vaccinazione».
Odissea burocratica
Spiega Francesca Testoni, direttrice di Ageop Ricerca Onlus Odv (l’associazione che si occupa dei piccoli pazienti oncologici e dei loro nuclei familiari): «Alcune famiglie ci sono riuscite affrontando quella che ci è stata descritta come una vera odissea attraverso una burocrazia respingente, ma come Associazione di genitori non possiamo accettare che la maggioranza delle famiglie non riesca a far prevalere il proprio diritto, trasformandolo di fatto in un fortuito privilegio, anche se in situazioni di fragilità estrema. Siamo assolutamente consapevoli che le priorità del piano vaccinale siano state pensate e volute per proteggere le persone che, se contagiate, rischiano la vita». E’ proprio questa consapevolezza infatti che «ci spinge a chiedere che ai famigliari delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, affetti da cancro, sia proposta la vaccinazione al più presto per impedire che possano contagiare i propri figli ammalati, con esiti drammatici. La nostra richiesta è quindi formulata nel pieno rispetto e condivisione della logica che ha ispirato il piano vaccinale».
Senza uniformità
Per famigliari si intendono, quando ci sono, i fratelli di età superiore ai 16 anni, prosegue Testoni, che «per non rischiare di contagiare la famiglia sono costretti ad un totale isolamento forzato. La nostra richiesta non è limitata ai piccoli affetti da patologie oncoematologiche: la preoccupazione si estende a tutti i nuclei in cui vi sono minori di 16 anni con disabilità e malattie gravi o croniche. La vaccinazione dei loro caregivers costituisce una priorità così come quella degli over 16 disabili o fragili. In gioco ci sono le vite di tantissimi minori, inoltre non va trascurato il fatto che, qualora fossero contagiati i loro caregivers, ci si troverebbe a dover affrontare il problema sociosanitario del loro accudimento, oggi difficilmente affidabile ai nonni o ad altre figure di riferimento», Quindi, conclude Testoni, «siamo certi che sia possibile identificare una soluzione univoca, veloce ed efficace che sollevi ogni famiglia dall’onere di affrontare percorsi tortuosi e diversi per ottenere la sicurezza di non mettere a rischio la vita dei figli. Il nostro è un appello perché le istituzioni accolgano la nostra istanza e rassicurino le famiglie con una iniziativa tempestiva».
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