Draghi: “Recovery, l’Italia rispetterà i tempi”. Arriva un decreto per la cabina di regia sui progetti

Resta il dubbio su chi abbia alimentato la voce di un ritardo dell’Italia nella consegna del Pnrr, voce che già circolava da qualche giorno, ancora di più dopo che, venerdì, il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis aveva lasciato intendere che qualche Paese avrebbe potuto ritardare e inviare il piano a metà maggio. Ora dopo ora dentro il governo si fanno largo le ipotesi più disparate, e si scatena la caccia al colpevole. È stato qualcuno dentro l’esecutivo? Oppure è stata la solita autorevole diffidenza europea, inscalfibile anche di fronte alle rassicurazioni che, per profilo e storia, può offrire Draghi? La pista che porta in Europa è quella che più viene battuta da chi nel governo vuole vederci chiaro. Si sa che a Bruxelles gli occhi puntati sull’Italia, il Paese che usufruirà della fetta più importante del fondo Next Generation Eu, sono soprattutto quelli dei falchi olandesi e scandinavi, i più preoccupati dalla tradizionale incapacità italiana di spendere bene i fondi europei e, dunque, i più attenti a segnalare ogni errore sulla tabella di marcia.

LA STAMPA

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