La cultura dello stupro
Michela Marzano
«Non è vero niente». Lo urla Beppe Grillo in un video in cui difende il figlio accusato, insieme a quattro amici, di aver violentato nel luglio del 2019 una ragazza italo-svedese, afferrandola per i capelli per farle bere mezzo litro di vodka e costringendola poi ad avere rapporti sessuali. Un video agghiacciante, al limite del sopportabile. Non solo perché c’è dentro una quantità smisurata di rabbia buttata addosso a chiunque, anche semplicemente per sbaglio, getti un occhio al filmato.
Ma anche, e forse soprattutto, perché Grillo, in poco meno di due minuti, riesce a tirar fuori la quintessenza di tutti quei pregiudizi e di tutte quelle abitudine malsane che, ancora oggi, spingono alcune persone a tollerare (e talvolta anche a legittimare) le molestie sessuali e le violenze contro le donne: perché la vittima, se è davvero vittima, non denuncia subito? Perché aspettare 8 giorni? Perché trattare come stupratori un gruppo di ragazzi che non fanno altro che ridere e divertirsi? In poco meno di due minuti, Grillo riesce a riassumere brutalmente l’essenza stessa di quella cultura dello stupro che colpevolizza le vittime, stigmatizzandole e oggettivandole: ha provocato lei; se non ha provocato, ci è comunque stata; e se pure all’inizio non ci fosse stata, poi si è comunque divertita.
Capisco la vergogna e il dolore che può provare un padre di fronte a un figlio accusato di stupro. Ma questo padre ha anche solo provato a immaginare il dolore e la vergogna del padre di una figlia stuprata? E il dolore e la vergogna della vittima? E la violenza ulteriore che subisce una ragazza violentata quando non la si vuole ascoltare o si rimette in discussione la sua parola? Lo sa, Beppe Grillo, cosa significa per una donna essere trattata come un mero oggetto e profanata? Lo sa che ci vogliono talvolta anni prima di trovare anche solo la forza di parlare? Lo sa che chiunque abbia subito una violenza sessuale si sente sporca e colpevole e sbriciolata e annientata? Di che razza di consenso parli, Beppe? Lo sai che, quando si viene minacciate, forzate o drogate, non c’è possibilità di consentire? Lo capisci che un gruppo di maschi che fanno bere una ragazza, la tirano per i capelli e la costringono ad avere rapporti sessuali, quella ragazza, la stanno stuprando?
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