Ecco come il Csm con Davigo in testa disse “no” al Colle

GIUSEPPE SALVAGGIULO

TORINO. Uno scontro al massimo livello istituzionale, con il Csm che respinge, fino a metterne in dubbio la legittimità, una formale richiesta del suo presidente, che è anche capo dello Stato. È lo spaccato che emerge dai verbali, finora inediti, del Csm tra il 13 e il 23 maggio 2019. I giorni (e le notti, racconta il trojan nel cellulare di Palamara) dei lunghi coltelli per conquistare la Procura di Roma.

Mentre fuori si ordiscono trame e alleanze, nel Csm si consumano sedute della quinta commissione (competente sulle nomine) che i segretari definiscono oggi «accese» e «movimentate». In realtà, sappiamo dal trojan che Palamara, Lotti, Ferri e cinque membri del Csm hanno chiaro il conto dei voti già l’8 maggio all’hotel Champagne. Cinque giorni dopo, quando la commissione si riunisce per la prima volta, il treno che deve portare Marcello Viola alla Procura di Roma è già stato lanciato a tutta velocità da Ferri, Palamara, Lotti. Ma viene spinto anche, in nome della «discontinuità», da Piercamillo Davigo, che Ferri definisce «il nostro alleato» sebbene estraneo alle loro manovre. Dopo un paio di sedute interlocutorie (13 e 14 maggio), il fronte pro Viola è pronto a votare il 21. Ma quella mattina c’è un intoppo. Gianluigi Morlini, presidente della commissione (anch’egli all’hotel Champagne, ma poi non voterà Viola) propone di convocare i candidati per le audizioni, come «già segnalato» dal vicepresidente del Csm, David Ermini. Si tratta, precisa, di rinviare «solo di alcuni giorni».

«No, la pratica è matura» obiettano tre membri su sei della commissione: Antonio Lepre (giudice di Magistratura Indipendente, stessa corrente di Viola e soprattutto di Ferri con cui era all’hotel Champagne), l’avvocato Emanuele Basile (eletto dal Parlamento su indicazione Lega) e lo stesso Davigo. Stallo. Morlini si innervosisce. Vuole prendere tempo, usando i poteri da presidente. Ma Lepre non ci sta: «Votiamo subito». Basile e Davigo lo supportano. Tensione. Il «dottor sottile» di Mani Pulite prova un blitz regolamentare: voto subito «in quanto urgente». Morlini si oppone. Si media su un rinvio di 48 ore.

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