Beppe Grillo difende il figlio Ciro e getta fango su una ragazzina violentata
Ieri è esploso come una bomba un video di poco più di un minuto e mezzo pubblicato da un Beppe Grillo apparentemente fuori di sé a difesa del figlio Ciro, sotto accusa da quasi due anni per una presunta violenza sessuale di gruppo nei confronti di due ragazze con meno di venti anni avvenuto in Costa Smeralda nella villa del fondatore del M5s il 16 luglio 2019. “Mio figlio”, esordisce urlando come farà in tutto il video Grillo, “è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi…Io voglio chiedere chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. Se non avete arrestato mio figlio arrestate me perché ci vado io in galera (…) E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni”.
Ho riportato le sue parole come erano perché non avrei trovate altre per fare capire cosa è uscito dalla bocca dell’uomo che da tre anni è al centro del potere in Italia sostenendo con il suo Movimento 5 stelle non uno, ma tre diversi governi con il gruppo di maggioranza relativa. Sono parole tremende quelle uscite dalla sua bocca, ancora di più se si pensa all’orrore della ipotesi di accusa che incombe sul capo del figlio di Grillo, identica addirittura in molti particolari a quella che ha originato il caso di Alberto Genovese e della sua terrazza milanese (ed effettivamente Genovese fu arrestato). Quel video certo è la difesa che un padre fa di un figlio, anche se nessun padre farebbe un video così, e proprio nessuno a due anni dai fatti. Ma è anche il linciaggio ignobile delle presunte vittime, che secondo Grillo mai sarebbero state stuprate perché lui ne ha la prova (che nessun altro ha) in un video girato da un telefonino dei presunti violentatori, dove sarebbe evidente che c’era consensualità. Secondo Grillo al massimo quattro ragazzi che compiono atti sessuali in serie su una ragazza riprendendosi in mutande con il pisello in mano al massimo sono un po’ “coglioni”, ma è indubbio che la ragazza avesse voglia di quel rapporto non con uno, ma con quattro uno dopo l’altro perché sarebbe evidentemente il sogno di ogni ragazza potere giacere con il frutto dei lombi di Grillo e mentre quello fatto il suo dovere si fumava una sigaretta, avanti gli altri. Una bestialità che se fosse stata pronunciata da chiunque altra sarebbe seguita dal linciaggio, in primis per mano dei seguaci di Grillo. Non è bastata questa incivile colata di fango sulla ragazza che per la procura sembra essere la vittima della violenza. No, Grillo ha voluto aggiungere un altro carico di bestialità disumana: il dileggio per una ragazza che dopo la violenza sarebbe salita il giorno dopo su un kite surf e che ha aspettato otto giorni per presentare poi a Milano con il sostegno della sua famiglia la denuncia per violenza sessuale da cui è nato il procedimento.
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