Beppe Grillo difende il figlio Ciro e getta fango su una ragazzina violentata

Ricordo a Grillo che il movimento da lui fondato si è posto come medaglia sul petto l’approvazione subito dopo quella presunta violenza sessuale (agosto 2019) della legge contro la violenza sulle donne conosciuta come “codice rosso”. Fu l’attuale grillina vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni, a presentare un emendamento che fu approvato ed oggi è legge per allungare da 6 a 12 mesi il tempo massimo entro cui una vittima poteva presentare denuncia per una violenza sessuale subita. Altro che otto giorni! Avrei voluto sentire ieri l’indignazione della Spadoni per quelle parole di Grillo, ma non ne ha avuto il coraggio. Lo hanno avuto solo due esponenti del M5s in tutta Italia: la deputata Federica Daga (che subì violenza sessuale) e la consigliera grillina al comune di Oristano, Patrizia Cadau, che ha definito quel video “imbarazzante”. I pochi altri del Movimento intervenuti hanno dato “solidarietà umana” a un padre che difende un figlio, una barriera di fronte alla quale si sono ritirati anche avversari politici di sempre.

Quel video di Grillo di ieri non può essere banalizzato e tanto meno perdonato come lo sfogo di un padre. Sarebbe stato umanamente comprensibile due anni fa, quando Grillo seppe della presunta violenza. O magari due mesi dopo i fatti, quando divennero pubblici con un riserbo lodevole ma assai raro. Si seppe di quella presunta violenza infatti solo il 6 settembre 2019, esattamente il giorno dopo l’entrata in carica con tutti i poteri del secondo governo di Giuseppe Conte, basato sul patto fra  M5s e Pd. Dopo due anni e tanto silenzio come non si è osservato in nessun altro caso paragonabile, non esiste sfogo di padre e non me la sento di essere comprensivo per questo. 

Sono padre di tre figli, una femmina e due maschi. Fossi stato io il padre in quel luglio 2019 certo mi sarei sentito smarrito, sconfitto, dilaniato per il mio fallimento prima ancora di quello di mio figlio. Sarei stato disperato, ma se mio figlio mi avesse detto che la ragazza ci stava e fatto vedere un video in cui lui e tre suoi amici si divertivano con il pisello di fuori davanti a una ragazzina ubriaca e ubriacata per poi fare i loro comodi su di lei, la rabbia mi avrebbe reso cieco e sarebbe partito di istinto uno sganassone che il figlio avrebbe ricordato forse più di qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere dopo. Poi certo sarei restato padre e avrei vissuto con vergogna e silenzio tutto quel che sarebbe accaduto dopo. A fianco di mio figlio, anche abbracciandolo. Nè io- ma credo nessun altro padre- avrebbe mai registrato un video come quello di ieri. Che ha protagonista un leader politico, non un padre.

Su una cosa però Grillo ha ragione: due anni per non essere arrivati a stabilire ipotesi di colpevolezza o di archiviazione sono una enormità in un caso così dove tutti gli elementi furono raccolti in poche settimane. Non è accettabile per nessuno un sistema giudiziario così. Per qualsiasi reato, figurarsi poi per una ipotesi di violenza sessuale. Anche perché questo dilatarsi inspiegabile dell’indagine giustifica ogni sospetto. Una vicenda giudiziaria che ha accompagnato e ritmato i tempi della politica. Restando sotto traccia e riemergendo in momenti cruciali. Tutto taceva quando M5s dovette passare dalle invettive contro il “partito di Bibbiano” al matrimonio con lo stesso. Riesplosa ora quando quel partito che tanto ha perso per strada è importante ma non più decisivo per le sorti del paese.

IL TEMPO

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.