Ma chi è Grillo
di Massimo Gramellini
Grillo non è il primo politico che difende un parente stretto dalle accuse della magistratura dopo avere sbertucciato gli avversari quando facevano la stessa cosa. Però è il primo che non adombra il sospetto che si tratti di un complotto per fregare lui. E non per ingenuità, ma per inconsapevolezza del suo ruolo. In quel video intriso di machismo-leninismo, più che come un padre si esprime come un patriarca, ma di sicuro mai come un politico cosciente delle insidie e delle ricadute pubbliche dei suoi gesti. Il mistero ormai decennale di Grillo è questa sua natura di leader carsico, che solo saltuariamente si ricorda di rappresentare il partito di maggioranza relativa. Gli viene in mente certe sere, quando è costretto a sorbirsi al telefono i monologhi di Dibba o i silenzi di Conte doppiati da Casalino. O certe mattine, quando si tratta di scendere a Roma per disegnare alte strategie. Nel resto del tempo, che poi è la vita, Grillo continua a pensare a sé stesso come a un privato cittadino, la cui unica dimensione pubblica è quella del comico. Persino l’orrido video dell’altro giorno, se gli si toglie il volume, si trasforma nell’irresistibile macchietta di un vecchio burbanzoso e collerico.
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