Aspettando Nicola (Atto secondo)

Si rischia sempre lo stesso pezzo, a proposito di Pd e amministrative: aspettando Nicola. Però adesso c’è una scadenza all’attesa, il 20 giugno, giorno in cui sono state fissate le primarie del Pd (per gli amanti della storia il 20 giugno evoca le famose elezioni di 45 anni fa in cui il Pci raggiunse il 33,5 per cento, altri tempi). Le ultime verifiche, prima dell’annuncio, riguardano la possibilità di un “primarie day”, in tutte le città, come Bologna, dove sono necessarie per sciogliere quantomeno i nodi del Pd. Il che significa che, più o meno, di qui a un mese ma anche prima, l’ex segretario e presidente della Regione Lazio dovrà dire una parola definitiva e poi partecipare a consultazioni che sembrano più un pro forma.

Raccontano che al momento è più possibilista, almeno questa è la sensazione di Enrico Letta, perché molto spinto dai suoi che intravedono la possibilità di un nuovo ciclo lungo al Campidoglio. Anche se restano non banali i dubbi, su come verrebbe percepito questa sorta di ascensore istituzionale dalla Regione al Comune, in piena campagna di vaccinazione, peraltro gestita con successo. Raccontano anche che Zingaretti è molto contrariato dalla vicenda “concorsopoli” in Regione ma, appunto, sarebbe complicato spiegare che, dopo aver lasciato il Pd per “vergogna” verso le correnti, l’abbandono della Regione, pochi mesi dopo, è motivato dalla “vergogna” verso meccanismi clientelari di cui è stato all’oscuro nel corso della sua lunga amministrazione.

Però la riflessione è in atto proprio sul come gestirle: in caso di dimissioni le deleghe le assumerebbe il sui vice, Daniele Leodori, fino al voto, la cui data di svolgimento è oggetto di un approfondimento, se assieme alle amministrative o alla successiva finestra elettorale. Quanto questi ragionamenti siano concreti lo attesta anche tutto il chiacchiericcio attorno ai successori: Leodori, potente vice di rito franceschiniano o l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, molto vicino a Zingaretti e forte di una gestione molto efficiente della campagna vaccinale. E lo attesta anche l’attendismo di Roberto Gualtieri, che sta ritardando il suo annuncio della candidatura a Roma, proprio per evitare di essere costretto a un passo indietro qualora arrivasse il fatidico sì di Zingaretti.

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