La macchiolina
Mattia Feltri
Non so se ricordate la scena di Schindler’s List in cui il comandante di Auschwitz controlla la vasca da bagno davanti allo schiavo che gliel’ha pulita, un ragazzino ebreo terrorizzato. Cerca qui, cerca là, finché una macchiolina non la trova. Oskar Schindler l’aveva convinto – furbescamente, per salvare qualche sventurato – della differenza fra Dio e gli uomini, non tanto nel diritto divino di disporre della vita e della morte, ma nella facoltà di perdonare. Così il comandante indica la macchiolina e al ragazzino raggelato glielo dice: io ti perdono. Mi sembra perfetto a proposito della messa sotto accusa di Jane Austen da parte della direttrice del Museo di Jane Austen. E già qui siamo ascesi a vette altissime: la custode della memoria di Jane Austen che pone in dubbio la memoria di Jane Austen. Ma ancora non ne conoscete le ragioni.
Il padre di Jane era un reverendo e l’amministratore d’una piantagione di zucchero di Antigua. Insomma, un colonialista. Per molto meno si sono abbattute statue, quindi siamo nell’ordinario dell’ossessione. Ma Jane che c’entra? Eh, c’entra perché beveva tè, l’infuso sul cui commercio l’Inghilterra ha fondato buona parte dello sfruttamento degli indigeni.
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