Le telefonate a D’Alema, l’incognita Dibba. Conte: “Una settimana per il mio M5S”

Fino all’ultimo Conte ha cercato di evitare di finire coinvolto in una causa, spingendo per una mediazione ragionevole, ma a questo punto potrebbe non esserci alternativa. Grillo aveva proposto all’ex premier di farsi eleggere nel direttivo dei cinque ancora in sospeso, così da preparare il cambio dello statuto e la sua incoronazione. Non ha voluto. Ora Casaleggio rifiuta qualsiasi offerta di compromesso e impedisce la votazione degli attivisti, necessaria, da regolamento, per legittimare il nuovo statuto e aprire all’éra Conte. Gli avvocati sono pronti e per riavere in fretta iscritti, votanti e piattaforma sono pronti a muoversi con la richiesta di una procedura d’urgenza, anche perché è sempre più forte il sospetto che Casaleggio stia studiando, assieme al suo braccio destro Enrica Sabatini e a Di Battista, un progetto politico alternativo, in nome del padre Gianroberto e della purezza delle origini.

Da giorni i 5 Stelle sono come allucinati da una sensazione di impotenza. Chiedono risposte, un segnale. Ebbene, Conte si è deciso. Aspetterà la mossa di Casaleggio ma poi agirà. «Ci siamo, prossima settimana presenterò statuto e carta dei valori», fa sapere. Glielo ripetono da sempre che in politica il tempismo è tutto e non si può lasciare a lungo il palcoscenico vuoto. Ma la maturazione da presidente del Consiglio a leader politico del M5S è un processo che ha voluto gestire con il passo più lento dello studioso. I prossimi giorni segneranno il ritorno in scena. Anche perché, il 29 aprile, l’ex premier parteciperà al primo appuntamento di Agorà, il think tank di Bettini. Con lui ci sarà Letta e la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein. Una prima foto di gruppo della coalizione che sarà. In queste settimane Conte ha lavorato molto sull’apparato intellettuale che immagina per il M5S. Soprattutto sulla scuola di formazione e sul dipartimento per i rapporti internazionali che vede come motore di crescita della classe dirigente, ma che potrebbe anche servire a trovare una sistemazione per chi non dovesse essere rieletto. Uno dei motivi per cui si sta tenendo alla larga dai grillini è perché non ha ancora una risposta chiara alla loro principale angoscia: che fare con la regola che vieta il terzo mandato? Nel frattempo sta cercando anche di capire come evitare di esordire con una sicura sconfitta. Entro giugno si decideranno alleanze e candidati nelle grandi città, e il M5S a Milano, Torino, Napoli è senza certezze. Solo a Roma Virginia Raggi ha deciso per sé e imposto a tutti, Conte compreso, la sua candidatura.

L’ex premier preferisce concentrarsi sull’identità che avrà il suo Movimento, incardinato nel paradigma del green new deal. Il confronto con i sondaggisti lo ha convinto a superare le riluttanze verso la formula «né di destra né di sinistra», perché rimane comunque una fetta di elettorato del M5S che non è stata stregata da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini, ma che resta in un’area ideologica più vicina al sovranismo. Una prospettiva incoraggiata dal leader del Pd Letta e sui cui sembrano d’accordo: essere diversi e complementari è il miglior modo per ampliare il consenso. 

LA STAMPA

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