Recovery, tagli al superbonus e meno opere al Centro Italia

di Luca Cifoni

È ancora il superbonus ad accendere la polemica sulla versione quasi finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il governo approverà oggi per poi portarlo all’inizio della prossima settimana in Parlamento. Ma anche la distribuzione territoriale delle risorse per le infrastrutture appare al momento sbilanciata, a sfavore del Centro Italia. L’impegno finanziario complessivo, distribuito sulle sei missioni, arriva a 221,5 miliardi includendo i circa 30 del Fondo complementare, ovvero risorse nazionali da utilizzare con le stesse regole di quelle europee. Proprio sotto questa voce sono stati spostati circa 8 miliardi (su un totale di 18,5) destinati a compensare il minor gettito della detrazione del 110 per cento per i lavori di riqualificazione energetica e prevenzione sismica. Ma non c’è la proroga della super-agevolazione, che quindi è destinata ad esaurirsi nel corso del 2022: un’assenza che ha già provocato la reazione di Confindustria. Il vicepresidente Emanuele Orsini parla di «gravissimo errore che danneggerebbe il settore delle costruzioni, volano dell’economia e ad altissima intensità di occupazione». Alla richiesta di una proroga che arrivi a coprire tutto il 2023 si sono uniti i rappresentanti di varie forze di maggioranza, da Forza Italia al Pd al Movimento Cinque Stelle.

I NODI

C’è poi il nodo delle infrastrutture, in particolare quelle ferroviarie. Qui il prospetto riassuntivo delle spese programmate evidenzia una sorta di tripartizione. Da una parte le “Linee ad alta velocità nel Nord che collegano all’Europa” a cui sono destinati 8,57 miliardi. Poi i “Collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci” con una dote di 4,64 miliardi. Infine le “Connessioni diagonali”, che dovrebbero almeno in parte interessare il Centro ma hanno a disposizione solo 1,58 miliardi. In questo caso non c’è una particolare compensazione nella tabella del Fondo complementare (risorse aggiuntive sono previste solo per le linee regionali) mentre resta da verificare il contenuto dell’ulteriore “provvista” da 10 miliardi circa annunciata in Parlamento dal ministro dell’Economia destinata proprio ad infrastrutture ferroviarie.

Nel Pnrr firmato Draghi e Franco non è poi menzionato esplicitamente meccanismo del cashback, il programma di rimborsi per i cittadini che usano la moneta elettronica al posto del contante. In precedenza era “coperto” proprio con fondi europei, per ben 4,75 miliardi: ora invece il finanziamento dovrebbe essere trovato nell’ambito del bilancio nazionale. Il cashback sarà comunque oggetto di revisione, soprattutto negli aspetti che legando una quota dei premi al numero di transazioni hanno scatenato i comportamenti opportunistici di una parte degli utenti. Non è nemmeno escluso che il programmo termini anticipatamente alla fine di quest’anno. Nell’ambito della missione numero 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (quella che da sola assorbe la maggior quantità di risorse, con 57 miliardi nel Pnrr e 11,65 nel Fondo complementare) si nota un consistente spostamento interno di risorse. La componente “Transizione energetica e mobilità sostenibile” guadagna complessivamente oltre 8,5 miliardi, con un forte potenziamento della spinta alle energie rinnovabili e all’idrogeno (che da solo attira più di 3 miliardi). Perde forza invece l’efficientamento energetico degli immobili pubblici, che ora potrà contare su non più di 1,23 miliardi, da distribuire tra scuole ed edifici giudiziari. 

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