Oscar 2021, Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

di Stefania Ulivi

Oscar 2021,  Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

Era il nome da battere ma la sua vittoria è storica. Doppietta miglior film e migliore regia a Nomadland e tris con la statuetta a Frances McDormand (il suo terzo). Chloé Zhao è la miglior regista degli Oscar numero 93. Già premiata anche con il Directors Guild Award, la doppietta ai Golden Globes, dal Leone d’oro a Venezia in settembre ha vinto tutto. È la seconda donna a ottenere questo riconoscimento dopo Kathryn Bigelow con The Hurt Locker nel 2009 nella storia degli Academy Awards. Tra i record del film vincitore, tratto dal libro di Jessica Bruder, di cui McDormand ha comprato i diritti, è uno di quelli con uno dei budget più bassi di sempre. Ora Zhao è alle prese con Eternals, per Marvel, 40 volte più costoso. «È stato un viaggio folle che si fa una volta nella vita. Ultimamente ho pensato parecchio a come tirare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina facevo un gioco con mio papà: imparavo a memoria delle poesie e poi le recitavamo insieme, cercando di finire le frasi l’uno dell’altra. Una frase dice che le persone alla nascita sono intrinsecamente buone. Continuo a crederci anche adesso. Anche se a volte sembra vero il contrario, ho sempre trovato la bontà nelle persone. Questo premio va a tutti quelli che hanno il coraggio di tenere fede alla bontà che c’è in se stessi e negli altri, indipendentemente da quanto possa essere difficile», il suo discorso.

Non arriva la doppietta dopo i Golden Globes per Laura Pausini: miglior canzone è Fight for You cantata da H.E.R. (Judas and the Black Messiah). E Pinocchio di Matteo Garrone non conquista le statuette per i costumi e trucco e parrucco, battuto da Ma Rainey’s Black Bottom. Prima premiata della serata dei 93esimi Oscars è stata Emerald Fennel, miglior sceneggiatura originale per Una donna promettente, quindi Florian Zeller e Christopher Hampton, per quella non originale per The Father per cui Anthony Hopkins vince come miglior attore (bis dopo Il silenzio degli innocenti) con un’interpretazione formidabile. È 83 anni è il più anziano premiato in ogni categoria nella storia degli Oscars. Daniel Kaluuya vince come non protagonista per il suo ruolo di Fred Hampton, leader delle Pantere nere, in Judas and the Black Messiah, dato per favorito alla vigilia («Questo film dimostra il potere dell’unità. C’è tanto lavoro da fare»). Miglior attrice non protagonista è Yuh-Jung Youn, la nonna di Minari, considerata la Meryl Streep coreana, già premiata ai Bafta, di certo la più divertita di tutti, in duetto con Brad Pitt che l’ha premiata. Il miglior film internazionale è Un altro giro del regista danese Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen, già trionfatore agli Efa. Lo dedica, commosso, alla figlia Ida, scomparsa durante la lavorazione del film, è il momento più toccante della serata: «Volevo fare un film che celebrasse la vita e dopo quattro giorni è successo l’incredibile, un incidente se l’è portata via. Qualcuno che guidava guardando il cellulare. Abbiamo fatto questo film per te. Sei parte di questo miracolo». Come previsto miglior film d’animazione è Soul di Pete Docter, il suo terzo (meritatissimo dopo Up e Inside Out. Premiato anche per la colonna sonora a Jon Batiste, Trent Reznor e Atticus Ross.

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