Ultima chance per rimettere in piedi l’Italia
Gli italiani capiranno che questa è la posta in gioco e un’occasione simile non si ripresenterà? Draghi è convinto di sì. Ma l’Europa che deve mettere a disposizione i fondi, va detto, lo è fino a un certo punto. Sabato il Consiglio dei ministri è slittato di ora in ora perché i severi funzionari di Bruxelles volevano vederci chiaro sugli impegni di riforma che il governo ha assunto nei confronti della Commissione. Alla fine è stata una telefonata tra Draghi e la presidente Ursula von der Leyen a sciogliere l’empasse. Ecco perché la seconda parte del discorso del premier alla Camera è stata dedicata proprio a quest’aspetto e alle scadenze che l’Italia dovrà rispettare, se non vorrà bloccare il flusso degli aiuti. La burocrazia. Il fisco. La giustizia. Sono materie su cui da tempo immemorabile l’Europa ci chiede di intervenire, per colmare la distanza di questi settori con gli altri partner dell’Unione. Basti solo ricordare che questi temi erano già indicati nella famosa lettera dell’allora capo della Bce Trichet, condivisa dall’allora governatore di Bankitalia Draghi, che portò nel 2011 alla caduta di Berlusconi. Dieci anni e sette governi sono passati invano. E per un curioso scherzo del destino, Draghi si ritrova oggi a puntare su un cambiamento finora rivelatosi impossibile.
Riforme bloccate dai veti contrapposti dei partiti (vedi la giustizia penale e l’annoso, ormai, scontro sulla prescrizione e la durata dei processi). Oppure da interessi corporativi (la giustizia civile e il grande business degli arbitrati). O da poteri nascosti, cresciuti e prosperati nel vuoto e nella corruzione post-Tangentopoli (la burocrazia, ovviamente non tutta). In questo senso la scommessa di Draghi, che vorrebbe avviarle già dal prossimo mese, potrebbe rivelarsi temeraria. Se i partiti che sorreggono il suo governo, e i cittadini atterrati dalla pandemia non capiscono che questo è l’ultimo treno che passa, la rivoluzione che ieri ha fatto vibrare di applausi l’austera aula di Montecitorio potrebbe rivelarsi un ennesimo sogno perduto.
LA STAMPA
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