Covid, in India i morti «sono più del doppio di quelli ufficiali»: ecco perché la strage ci riguarda (molto) da vicino

di Sandro Modeo

Covid, in India i morti «sono più del doppio di quelli ufficiali»: ecco perché la strage ci riguarda (molto) da vicino

Le immagini che irrompono — tra le tante: i fuochi delle pire per le cremazioni notturne dall’Est di Delhi, venerdì 23 — varrebbero più di ogni descrizione. Ma i diversi report che arrivano dall’informazione locale e internazionale aggiungono molti dettagli non esornativi, nonostante i tentativi di censura del governo di Narendra Modi.

L’incremento parossistico di casi del nuovo flusso o ondata di Covid legato a una specifica variante, B.1. 617 — e quello, correlato, di decessi, riassunti nella spietata curva grafica che trovate qui sotto — stanno portando a un marasma ingestibile: alla base, una carenza di ossigeno negli ospedali dovuta anche all’uso privato dello stesso, acquistato su un crescente mercato nero che offre, con le bombole, uno dei principali antivirali, il Remdesivir, arrivato al prezzo di 40.000 rupie a iniezione (440 sterline).

La situazione è talmente drammatica — e al punto 1, qui sotto, si capirà il perché — da aver indotto lo stesso Modi a parlare di «tempesta» pandemica e a esortare la popolazione a «vaccinarsi senza esitazione», cioè «senza ascoltare voci o critiche» riguardo ai vaccini stessi. Atteggiamento sintomatico per un leader a lungo oscillante tra negazionismo e realismo melodrammatico, come ci ricordano le stazioni del 2020: l’esortazione «al popolo» a suonare le campane o a uscire sui balconi sbattendo pentole in omaggio agli «eroici» operatori sanitari (nel momento in cui il ministero della Sanità esporta i respiratori); la tardiva adozione delle mascherine (29 aprile); e l’invito (19 giugno, due giorni prima della Giornata Nazionale della disciplina) a ricorrere allo yoga ayurvedico e alla sua protezione (il «cerchio di fuoco», o «lo scudo invisibile») contro il patogeno come «invasore», mentre sono ancora lontane prove convincenti sull’efficacia immunologica (via placebo) di quella pratica.

Ma soprattutto, la situazione è talmente drammatica da aver immediatamente richiamato gli aiuti occidentali: in questi giorni, il Regno Unito sta inviando 495 concentratori di ossigeno — dispositivi che possono estrarlo dall’aria —, 120 ventilatori non invasivi e 20 ventilatori manuali; e provvedimenti simili sono in adozione da parte di Francia e Germania. Quanto agli Usa, non solo stanno a loro volta organizzando un analogo sostegno tecno-sanitario, come ha ricordato Anthony Fauci (oltre all’ossigeno, farmaci, kit per i test, equipaggiamenti di protezione), ma cercando anche di intervenire alla radice del problema, cioè di sbloccare l’impasse a livello di produzione-distribuzione vaccinale (come vedremo sotto, al punto 3).

Non si tratta di puro solidarismo umanitario. In tutti i Paesi avanzati, c’è l’acuta consapevolezza di come l’India possa diventare il «collo di bottiglia» dell’evoluzione-risoluzione pandemica: da un lato, per l’incidenza di una variante (la citata B.1.617) che diffondendosi rischierebbe di frenare/depotenziare i vaccini o — almeno in certe aree — di innescare ricontagi anche in fasce di popolazione immunizzate ai ceppi precedenti (una sorta di effetto-Manaus); dall’altro, l’ impasse nella produzione-distribuzione vaccinale non bloccherebbe solo il processo di immunità nazionale (grave di suo in un Paese così popoloso), ma si tradurrebbe, a domino, in un attrito globale, dato che in India si produce in generale il 60% delle dosi di buona parte di tutti i vaccini impiegati nel mondo (1,5 miliardi di dosi per 150 Paesi) e in particolare di quelle dei vaccini anti-Covid. Una cui elevata percentuale è destinata — all’interno del piano COVAX — a Paesi di reddito medio e basso, al fine di «coprire» la più ampia porzione di globo possibile e tentare di arrivare, se non a un’eradicazione, a un’accettabile condizione endemica, sulla falsariga dell’influenza. Mai come in questa pandemia, in sintesi, sembrano chiarirsi il senso e la dinamica dell’«effetto farfalla», l’immagine-letterale e metaforica (il celebre «battito d’ali di farfalla a Pechino» che può «scatenare una tempesta a New York») con cui il matematico-meteorologo Edward Lorenz ha esemplificato i nessi tra eventi locali e ricadute globali.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.