Crepe nella maggioranza: quei 90 minuti di distinguo in cui si è sfiorata la crisi
Fabio Martini
Poi tutti hanno frenato, e bruscamente, ma per un’ora e mezza il Palazzo è stato ostaggio di una schizofrenia senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che la Camera aveva appena approvato, tra applausi a scena aperta, qualche ciglio bagnato e a larghissima maggioranza, il poderoso Recovery plan, il nuovo Piano Marshall al quale il presidente del Consiglio affida il «destino» del Paese. Ebbene pochi minuti dopo, sullo stesso palcoscenico, l’aula di Montecitorio, è andata in scena una plateale, pubblica dissociazione della Lega e di Forza Italia, che non hanno partecipato al voto sull’ordine del giorno Meloni sull’orario di apertura dei ristoranti, che è stato respinto con i voti di Pd, Cinquestelle e Leu. Per un’ora di coprifuoco in più o in meno il governo ha ballato pericolosamente e tutto questo appena 90 minuti dopo aver festosamente approvato l’epocale Recovery. Recovery, Draghi: “E’ una scommessa che l’Italia non può perdere, una sconfitta sarebbe grave”
Una schizofrenia tale che dietro le quinte i principali protagonisti hanno sfiorato la rissa verbale. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, che si era trasferito al Senato per il dibattito-bis sul Recovery plan, è stato aggiornato sulla novità dell’ultima ora: Matteo Salvini vuole una data precisa per portare l’apertura dei ristoranti dalle 22 alle 23. La risposta di Draghi ai suoi, il sottosegretario Roberto Garofoli e il ministro pentastellato Federico D’Inca, è stata chiara: «Sulla data non cambiamo idea: sulla base dei dati si deciderà che fare a metà maggio. E quanto alla Lega, troviamo un’intesa». E così sulla base del mandato ricevuto da Draghi e dopo una lunga trattativa che ha visti impegnati Dario Franceschini e il capo della delegazione leghista Giancarlo Giorgetti, finalmente si trova un accordo: alla Camera il governo si presenterà con un testo nel quale si annuncerà che il governo è pronto a decidere «nel mese di maggio», la revisione degli orari di chiusura, naturalmente sulla base dei dati in via di aggiornamento. Il piccolo miracolo sembra compiuto: Salvini è dentro l’accordo.
Pages: 1 2