Brunetta: «Rimuoviamo il blocco delle lobby. Con la Ue un contratto di sei anni»
di Federico Fubini
Ministro, il vostro piano di Recovery ha 40 pagine sulle riforme che in Italia tanti interessi costituiti hanno sempre bloccato. Perché questa volta l’impresa dovrebbe riuscire?
«Perché c’è stata una pandemia — risponde Renato Brunetta, titolare della Pubblica amministrazione —. E la pandemia ha messo a nudo i mali del nostro Paese: le corporazioni, i dualismi, gli egoismi, le miopie, la frattura fra garantiti e non. Ha approfondito i punti di rottura, fin quasi al baratro. Ma dall’impatto di questo meteorite è venuto fuori il momento Merkel in Europa che nessuno si aspettava, perché fino a metà lockdown la cancelliera mai e poi mai avrebbe detto sì al debito comune. Invece va reso onore alla sua intelligenza. Da lì è nato Next Generation EU e ora siamo in una straordinaria congiuntura astrale che dà speranza: ci sono i vaccini, un governo di unità nazionale con Mario Draghi, un piano italiano di Recovery di portata storica di cui ancora non ci stiamo accorgendo».PUBBLICITÀ
Aver tolto l’impegno a mettere fine alle pensioni a Quota 100 fa parte del non accorgersi della portata storica?
«Sì. Ma anche la discussione sul coprifuoco alle 22 o alle 23, uguale. Significa non capire. Forse sarà la mia età, ma io il fatto storico l’ho avvertito subito».
Che succede se Bruxelles ci blocca i pagamenti perché non facciamo le riforme?
«Tutto è legato. Ora siamo nel momento Draghi, che sta diventando il leader d’Europa un po’ perché lui è lui, un po’ perché Angela Merkel sta lasciando e in Francia Emmanuel Macron è preso dalle sue questioni interne. A un tavolo del G20 oggi Draghi non è il più potente, ma è il più autorevole. Quando mai ci era successo?».
Ma gli altri a quel tavolo non pensano anche che l’Italia è quel Paese che ha fatto 210 miliardi di debito in 13 mesi?
«A parte che anche altri hanno fatto debito, il punto è che la credibilità di Draghi è un asset. E il valore è che l’Italia di Draghi può fare deficit e debito senza pagarne le conseguenze nel giudizio dei mercati. Chiunque lo voglia far cadere deve sapere che non potrà fare né deficit né debito, perché non ne ha la credibilità».
Pensa a Matteo Salvini?
«Certamente no. Chiunque facesse cadere Draghi avrebbe la strada sbarrata, perché porterebbe l’Italia al default. Invece di avere un Paese potenzialmente leader in Europa, avrebbe un Paese fallito».
Avete discusso con Bruxelles del piano. Ma ora il Recovery vincola anche il prossimo governo? Quello di Draghi può durare solo fino alla fine della legislatura nel 2023.
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