Ama a Roma, scandalo cremazione: nei cimiteri oltre 2000 bare in attesa di sepoltura. «Solo un dipendente al lavoro»

«Sì, funzionava così: in cambio di 200 euro evitavano i costi della cremazione (di circa 800 euro) ai parenti che però non sapevano che cosa combinavano alle salme dei parenti«. Questi operai pare non siano stati mai sostituiti. Poi si è aggiunto l’incremento della mortalità dovuto al Covid e i contagi negli uffici dell’Ama. Proprio quest’ultimo punto è quello che lascia più perplessi poiché a gestire dodici cimiteri di Roma in periodo di piena pandemia c’era solo un dipendente. La società Ama si è trincerata dietro a un «no comment, chiedete al Campidoglio» ma la conferma ci arriva da un dipendente che chiaramente vuole restare anonimo. «Già normalmente in ufficio siamo in sei ma lunedì 8 marzo, quando siamo stati colpiti, qui era in servizio una sola persona: tre già si trovavano in malattia e due sono corsi a fare i tamponi«. Possibile che né il Comune né la società che gestisce un servizio così delicato siano corsi ai ripari sapendo che c’erano in media 3-400 morti al giorno? «Certo che è possibile perché qui dentro ci si viene in punizione a lavorare. Le può far sorridere ma nessuno vuole venire a lavorare con i morti, basta vedere tutte le richieste di personale che sono rimaste inevase in passato o controllare quanti da Ama Ambiente rifiutano di passare ad Ama Servizi Cimiteriali«. Così è normale che i tempi si dilatino. Questo senza contare la trafila burocratica che è necessaria per la richiesta di una cremazione, una pratica che da Ama deve passare al Comune di Roma e da questo nuovamente all’Ama e da qui alle pompe funebri.

«Chi sta dietro questa situazione non si rende conto di cosa stia succedendo – dice sconfortato Necci dell’agenzia funebre La Sfinge -. Non so cosa rispondere alla gente, mi nascondo dietro alla pandemia per non buttare benzina sul fuoco ma è inumano che una persona aspetti sette mesi per seppellire la madre». Lo dice mentre ha il figlio di questa madre davanti, Adriano. E’ ritornato in agenzia per l’ennesima volta in cerca di novità. «Mia mamma non è un numero, mia mamma era questa persona qui» dice mentre caccia dal portafogli una piccola fototessera con l’immagine di una signora dal volto gentile, i capelli canuti e l’accenno di un sorriso.

CORRIERE.IT

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