Caso Ciro Grillo, il corpo di Silvia diventato trofeo
Silvia è fortunata, perché i suoi genitori sono protettivi e accudenti, e condividono con lei lo spazio, per ora cocente e infinito, del dolore. La sorreggono e la difendono. E come può, Grillo, lui uomo e padre, dimenticare di proteggere prima di tutto una donna che piange e, subito dopo, eventualmente, l’uomo che l’ha fatta piangere, anche se è il proprio figlio? Perché ha escluso, invece, senza prove, che il figlio sia carnefice e ha considerato, immediatamente dopo, sempre senza prove, che la donna sia falsissima? Anche se forse non è giusto che di primo acchito si debba sempre e per forza credere alla ragazza. E poi tutti dovremmo sapere che dal 1989 non esiste più il mandato di cattura obbligatorio. È il pubblico ministero a valutare, caso per caso, se sussistono esigenze per sottoporre il presunto colpevole alla misura cautelare del carcere o degli arresti domiciliari. La regola è che si vada in galera da colpevoli e non da presunti innocenti. Se il figlio di Grillo, e i suoi compagni, hanno commesso un reato, non l’hanno commesso in un contesto abituale e, comunque sia, il pm ha valutato che non c’era rischio di inquinamento delle prove, non c’era possibilità di reiterazione del reato e, tanto meno, pericolo di fuga. Dunque, non era necessaria la misura cautelare, e infatti, Ciro Grillo e i suoi compagni, in due anni, non sono scappati, non hanno commesso altri reati e probabilmente non hanno inquinato le prove. Anzi, ora sembra che le prove a carico siano aumentate, tanto che la procura sta re-individuando, forse, altri capi d’imputazione.
Comunque sia, il racconto di quella notte sta acquisendo sfumature, per non dire macchie, sempre più violente, tanto da rendere ancora più fuori luogo l’aggressiva video-comunicazione di Grillo. Di tenore ben diverso, il comunicato ricco di sofferenza e umanità dei genitori della ragazza. Forse, noi, invece di discutere e polemizzare, dovremmo condividere il dolore di tutti questi genitori coinvolti drammaticamente; straziati per dover difendere i loro figli dalle accuse o dalla violenza, senza riuscire a darsi una risposta sul perché quel dolore abbia colpito proprio loro.
LA STAMPA
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