Banca d’Italia e Consob lanciano l’allarme: “Occhio agli investimenti in criptovalute. Troppi rischi”
Fabrizio Goria
Troppi rischi per chi investe in criptovalute. Banca d’Italia e Consob mettono in guardia i risparmiatori italiani dall’investimento in Bitcoin, LiteCoin, Ethereum, Ripple e le altre valute digitali. L’operatività in queste attività, infatti, «può comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate». La nota congiunta arriva in una fase di notevole vivacità del mercato, con il valore del Bitcoin a ridosso di quota 55mila dollari. Un fenomeno che non è passato inosservato nemmeno alle autorità europee di supervisione.
Massima prudenza e zero spazio all’improvvisazione. Le istituzioni guidate da Ignazio Visco e Paolo Savona puntano il dito contro l’eccessiva euforia intorno alle divise digitali. Dato che non esiste un quadro regolamentare di riferimento, «l’operatività in cripto-attività presenta rischi di diversa natura». Tra essi, spiegano Banca d’Italia e Consob, «la scarsa disponibilità di informazioni in merito alle modalità di determinazione dei prezzi; la volatilità delle quotazioni; la complessità delle tecnologie sottostanti; l’assenza di tutele legali e contrattuali, di obblighi informativi da parte degli operatori e di specifiche forme di supervisione su tali operatori nonché di regole a salvaguardia delle somme impiegate”. Il tutto senza dimenticare i possibili problemi tecnici. Viene segnalato, non a caso, “il rischio di perdite a causa di malfunzionamenti, attacchi informatici o smarrimento delle credenziali di accesso ai portafogli elettronici». Perdite che possono arrivare al 100% del capitale.
Il monito di Banca d’Italia e Consob arriva dopo che a gennaio scorso la Financial conduct authority (Fca), l’autorità britannica di vigilanza finanziaria, aveva fatto lo stesso. I rischi per il capitale iniziale sono «troppo elevati» e i consumatori dovrebbero «essere diffidenti nel caso in cui venissero contattati senza preavviso, pressati ad investire velocemente o allettati dalla promessa di rendimenti troppo alti per essere veri». Parole reiterate anche dalla Banca centrale europea.
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