Il mistero del video egiziano che calunnia Giulio Regeni

di Giuliano Foschini

C’è uno strano, e infamante, video che gira da qualche ora sulla rete. Un documentario – The Story of Regeni – che dura poco meno di un’ora, confezionato come un prodotto di buona qualità (immagini, ricostruzione con attori, luci)  che ricostruisce il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Raccontando però una storia falsa, smentita dagli atti di cinque anni di indagini della magistratura italiana: allontana ogni responsabilità sui militari egiziani e lancia ombre sull’attività del ricercatore italiano al Cairo, ombre ampiamente già categoricamente smentite dall’inchiesta italiana, con Regeni che viene raccontato come sostanzialmente un fiancheggiatore dei Fratelli Musulmani; accusa la procura di Roma; lancia un messaggio chiaro a tutto il Paese: il processo a carico dei cinque agenti della National security, che sta per cominciare in queste ora a Roma, potrebbe compromettere definitivamente i rapporti commerciali tra i due Paesi. In sostanza, il documentario è  uno spot al governo di Al Sisi. Uno strumento, l’ennesimo, di depistaggio e di contronarrazione per cercare di depistare e alterare il flusso delle indagini.

Il video non si sa da chi è stato realizzato e prodotto. È stato caricato da una mano anonima su un canale youtube e fatto circolare in una data non casuale: siamo alla vigilia, infatti, del processo di Roma, una data storica. Per la prima volta in un’aula di giustizia di un paese europeo si discuterà dei metodi dell’Egitto di Sisi. Di come sia possibile che un cittadino straniero venga torturato e ammazzato.

Al documentario, in arabo sottotitolato in italiano, partecipano anche alcuni italiani. Un giornalista, Fulvio Grimaldi. L’ex consigliere militare del governo D’Alema, il generale Dino Tricarico. E due ex ministri, Maurizio Gasparri ed Elisabetta Trenta. “Si fa fatica a pensare che siano delle coincidenze. Questo farebbe pensare a tutt’altro rispetto al rapimento di un ragazzo, alla sua tortura, soltanto perché stesse facendo un lavoro per l’università di Cambridge” dice Tricarico. “La procura di Roma non è un luogo molto apprezzato – dice il senatore Gasparri, invece – la procura di Roma è un luogo per il quale chiediamo un’indagine parlamentare. Perché la magistratura italiana, purtroppo, ha molte cose da chiarire: non ci sono solo i misteri del Cairo o di Cambridge, ci sono anche i misteri della procura di Roma”.

Chi abbia prodotto il documentario è un mistero: non ci sono credits, niente titoli di coda. Nessuno sa, nemmeno, chi lo abbia caricato su Youtube. L’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è arrabbiatissima: “Sono stata vittima di un raggiro, mi ha contatto un giornalista che si è presentato come di Al Arabiya in Italia ed è venuto, con due operatori, in un’università. Si sono presentati con una mail”.

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