I terroristi arrestati in Francia sono già a casa in libertà vigilata. E adesso cosa succede?

Ancora alla salute è legato il precedente che riguarda Marina Petrella, l’ex br condannata all’ergastolo che nel 2007 fu arrestata per essere rimpatriata, ma dopo un anno di carcere ottenne dall’ex presidente Nicolas Sarkozy la concessione dell’asilo per motivi umanitari. Stava male, la prigionia aveva peggiorato la situazione, e dall’Eliseo venne applicata la norma che consente di negare l’estradizione se questa mette a rischio la salute fisica e mentale del condannato. Ora il presidente è cambiato, ma quel provvedimento è ancora valido?

Nell’istanza ripresentata dall’Italia si sostiene che dopo 13 anni sarebbe opportuno riverificare se le condizioni della donna, oggi sessantacinquenne, siano ancora incompatibili con la detezione. Ma è possibile che prima ancora di affrontare la validità dell’atto di clemenza, il giudice francese debba rivalutare il suo dossier dall’inizio, e dunque pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di riconsegna.

Stessa cosa per gli altri (Roberta Cappelli, Giovanni Alimonti, Luigi Bergamin), che avevano avuto il parere favorevole della Chambre d’accusation, ma per i quali non era mai arrivato il «via libera» politico da parte del capo del governo. Sergio Tornaghi invece, già brigatista della colonna milanese che dovrebbe scontare l’ergastolo per l’omicidio del dirigente d’azienda Renato Briano, è già comparso due volte davanti alla Chambre, e per due volte la domanda italiana è stata respinta. Ora bisogna stabilire se è possibile tornare su quelle decisioni oppure no. E un caso ancora diverso è quello di Raffele Ventura, ex militante delle Formazioni comuniste combattenti, al quale in passato fu notificato un mandato di arresto europeo poi annullato perché inapplicabile per i reati commessi prima della sua istituzione. Altra complicazione è che Ventura nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza francese. «Lui rifiuta la domanda di estradizione e vuole rimanere qui, dove vive da quarant’anni», ha spiegato ieri il suo avvocato Jean-Pierre Mignard.

La Divisione antiterrorismo parigina, in collegamento con la polizia italiana, aveva verificato già da qualche giorno prima del blitz che Ventura, come Bergamin e Maurizio Di Marzio, non tornavano più a dormire nelle loro abitazioni. S’erano allontanati, probabilmente subodorando la retata, ma poi gli avvocati hanno convinto Ventura e Bergamin a presentarsi la mattina dopo, anche per non compromettere la scarcerazione degli altri. Che nelle aspettative del governo italiano non pregiudica l’esito della nuova offensiva. Ora si tratta di superare l’ostacolo giudiziario, perché il vaglio politico che in passato ha frenato alcune estradizioni, stavolta è stato affrontato prima. E Macron, dopo la promessa fatta a Draghi, s’è persino preoccupato di non ritardare troppo i tempi del blitz, rallentati dall’attentato jihadista avvenuto a Rambouillet il 23 aprile. Così gli arresti sono scattati subito.

CORRIERE.IT

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