La scuola (perduta) al Sud e la Dad che divide: quel 34% dei ragazzi senza tablet e pc
Sono «le voci di fuori» della Dad. I derubati da un altro anno di esclusione nelle città del nostro Sud, dove bambini e ragazzi non hanno potuto frequentare in classe nemmeno la metà del tempo rispetto ai loro coetanei di Roma, Firenze o Milano: alle superiori di Napoli 31 giorni sui 134 da calendario, tagliati dai Dpcm e dalle ulteriori restrizioni regionali, 58 su 144 alle medie di Bari, 45 su 134 alle secondarie di Reggio Calabria Sono voci che raccontano la storia di un divario formativo sempre più grave per studenti come Lorenzo, 13 anni, che «faceva finta», si metteva davanti al computer e subito la testa gli viaggiava altrove: i professori della sua scuola media, eternamente in didattica a distanza nella periferia problematica di Napoli Est, l’avevano dato per «quasi disperso»; o come Michela, sua coetanea, che ci avrebbe messo testa e pure cuore, nelle lezioni in video, se solo non avesse dovuto combattere col fratellino disabile e i genitori disoccupati per un angolino tranquillo davanti all’unico tablet nel solo buco di stanza del loro basso, la cucina.
Sono storie di mamme e papà che non possono aiutare i figli
perché avrebbero bisogno di essere aiutati a loro volta: come Rosanna,
dello Zen di Palermo, incapace di scaricare sul telefonino le app per
permettere al suo Massimo, 8 anni, di seguire le lezioni online e alla
fine assistita dai volontari di Save the Children perché il bambino non
perdesse un altro anno di elementari. Secondo i dati della Svimez
(l’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno), vive al Sud il 34% dei
ragazzi con famiglie prive di dispositivi informatici e coi titoli di
studio più bassi: «Il rischio è che un terzo dei ragazzi italiani venga
escluso dal percorso formativo a distanza, con conseguenze rilevanti nei
prossimi anni sui tassi di dispersione scolastica».
Questione meridionale e questione scolastica al tempo della pandemia coincidono fino a sovrapporsi. E non ci consola granché sapere che la tendenza del Covid-19 a impoverire i più poveri sia planetaria: i minori di America latina, Caraibi e Asia meridionale hanno perso il triplo dell’istruzione rispetto ai coetanei dell’Europa occidentale.
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