Il Garante della Privacy: “Molti rischi per i dati sensibili. Così il pass vaccinale non va”

Flavia Amabile

ROMA. La norma del governo che istituisce il pass vaccinale non è chiara e non tutela la privacy dei cittadini, va modificata, insiste Pasquale Stanzione, presidente dell’Autority per la protezione dei dati personali.

Che cosa contesta alla norma? «Così com’è, la norma non circoscrive sufficientemente l’ambito di utilizzo dei pass, con il rischio di interpretazioni, magari in buona fede, che però abbiano l’effetto di estenderne indebitamente il perimetro. Non vi è una chiara definizione dei protagonisti del trattamento (titolare e responsabile in particolare) necessaria invece, a tacer d’altro, per l’esercizio, da parte degli interessati, dei diritti loro riconosciuti dalla disciplina privacy. Inoltre, la previsione di due modelli diversi di pass a seconda che siano tampone negativo o da guarigione o, invece, da vaccino andrebbe sostituita dall’indicazione della sola scadenza temporale del certificato. Vanno poi introdotte garanzie adeguate alla natura dei dati trattati, che sono sensibili».

Il governo non l’ha consultata quando ha scritto il decreto che prevede l’introduzione dei pass. Se l’aspettava?

«È una questione di osservanza di norme, come quelle che impongono il parere obbligatorio, ancorché non vincolante, del Garante, a tutela tanto di un diritto di libertà, quale è appunto la privacy, quanto della stessa efficacia delle misure di contrasto della pandemia. Norme dall’ambito applicativo non ben definito, prive di una chiara indicazione dei soggetti responsabili e delle misure idonee a prevenire indebiti trattamenti dei dati, rischiano infatti di complicare, anziché agevolare l’azione di contrasto della pandemia».

Secondo Fratelli d’Italia l’Autorità non aveva mai contestato in modo così diretto un atto del governo.

«Laddove è apparso necessario, il Garante è intervenuto sempre, anche in passato, a sottolineare le criticità di provvedimenti proposti o approvati, come per l’obbligo della conservazione fino a sei anni dei tabulati o l’imposizione della rilevazione biometrica della presenza dei dipendenti pubblici. In ciascuno di questi casi l’intento del Garante è sempre stato costruttivo, volto cioè a indicare quali aspetti rivedere e perché, alla ricerca del miglior equilibrio possibile tra i vari interessi in gioco».

Forza Italia, invece, denuncia che con il suo intervento lei mette a rischio la funzionalità del pass.

«La funzionalità del pass rischia di essere pregiudicata non già dalle richieste di modifica del Garante, ma dalle lacune della norma che auspico possano essere colmate, almeno in sede di conversione del decreto legge».

In molti l’accusano di aver già affossato l’app Immuni con i suoi rilievi…

«Con Immuni si è scelto un sistema che, pur garantendo un tracciamento efficace, non ci condannasse a forme di biosorveglianza invasive come sarebbe stata la geolocalizzazione obbligatoria. I limiti che ne hanno contrassegnato l’applicazione non sono diversi da quelli che hanno caratterizzato il contact tracing digitale negli altri Paesi europei, dovuti probabilmente a una percezione scorretta del reale funzionamento del sistema».

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