Rai, al via la nuova tv di Stato: due donne al comando. Oggi le candidature al cda
di Mario Ajello
Chi conosce bene Tinny Andreatta assicura: «In Rai tornerebbe di corsa». Anche a costo di guadagnare meno di quanto prende ora a Netflix. E tra Palazzo Chigi e Mef, dove si cominciano a disegnare i nuovi vertici della tivvù pubblica, la carta Tinny è la prima del mazzo per quanto riguarda la carica di amministratore delegato. Che sarà, secondo la strategia del governo, o un interno Rai o comunque qualcuno che già conosca la Rai. Non si vuole incappare nell’errore fatto con Antonio Campo Dall’Orto e con Fabrizio Salini, due marziani che a Viale Mazzini non sono riusciti mai davvero ad atterrare. La Andreatta dalla Rai proviene, e il suo ritorno farebbe felice Enrico Letta. Ma anche Carlo Nardello, che Luigi Gubitosi si è portato in Tim, ha un passato alla direzione di RaiCom ed è anche per questo che la società di cacciatori di teste Egon Zehndr, a cui ci si è rivolti per la selezione, ha fatto tra gli altri il suo nome. Come scelta interna, il nome più gettonato è quello di Paolo Del Brocco, manager di comprovata esperienza attualmente alla guida di RaiCinema e stimato a largo raggio.
LE SCADENZE
Quel
che è certo è che oggi scade il termine per la presentazione delle
candidature in Cda. Poi il governo a fine giugno indicherà i suoi due
rappresentanti che andranno a fare l’ad e il presidente. Si potrebbe
profilare per la prima una coppia di donne al vertice della Rai: con
Andreatta capo azienda, particolarmente gradita a Draghi e al mondo Pd, e
Paola Severini Melograni presidente di garanzia, sostenuto
politicamente in maniera trasversale e con molte aderenze nel mondo
cattolico e laico del terzo settore. Per questo ruolo salgono anche le
quotazioni dell’economista Alberto Quadrio Curzio, considerato nelle
grazie di Draghi. Ai partiti spetta l’indicazione politica dei
componenti del Cda. Il Pd è pronto a rinunciare a Rita Borioni, per
un’altra donna: Silvia Costa, data in quota Franceschini. M5S nel caos
anche sulla Rai e comunque stanno cercando un professore universitario, o
preferibilmente una professoressa. Una delle prime scelte di Conte
neo-leader sarà proprio per il Settimo Piano. Riccardo Laganà si è
ricandidato come rappresentante dei dipendenti. Intoccabile Giampaolo
Rossi, vero conoscitore dell’azienda a detta anche degli avversari,
vicino a Fratelli d’Italia e quindi sarebbe l’unico rappresentate
dell’opposizione dentro l’azienda. La Lega si agita assai (esempio non
vuole cedere la guida della Tgr dove ha direttore e condirettore, e
vedrebbe bene come ad un’altra donna: Elisabetta Ripa di Open Fiber)
punterà di nuovo sul consigliere uscente Igor De Biasio.
In ogni caso i giochi sono solo all’inizio. Ma la consapevolezza di tutti, o almeno di quelli che amano l’azienda o di chi come il governo la vuole risanare, è che la Rai è all’ultima spiaggia: se si sbaglia la scelta dei vertici questa volta, in presenza di numeri di bilancio non buoni per calo della pubblicità e per l’infruttuosità degli oneri derivanti dal contratto di servizio che manderebbero in rosso qualsiasi azienda normale, il declino già abbondantemente cominciato diventerebbe irreversibile, considerando il rafforzamento della concorrenza. Per rafforzare il pacchetto di guida in Rai, sono due i nomi che si fanno come direttore generale: l’attuale Alberto Matassino ma con deleghe rafforzate o Marcello Ciannamea, ben visto anche nel centrodestra che avrebbe la delega sul prodotto editoriale.
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