AstraZeneca o BioNTech? E’ meglio aspettare se il vaccino non è giusto
Federico Boffa*, Giacomo A. M. Ponzetto**
La vaccinazione contro il Covid-19 nell’Unione Europea procede ancora lentamente: solo il 27% della popolazione sopra i 18 anni ha ricevuto almeno la prima dose, a fronte del 55% negli Stati Uniti.[1] Accelerare è urgente; ma lo rendono più difficile i dubbi sull’efficacia e sicurezza dei vaccini disponibili. Esitazioni di cui non si possono incolpare i cittadini, quando ne soffrono per primi i regolatori.
A fronte di effetti collaterali molto rari, ma potenzialmente molto gravi, gli Usa non hanno ancora autorizzato il vaccino di AstraZeneca ed hanno indotto Johnson & Johnson a ritardare la distribuzione del proprio. Nella Ue invece somministriamo il primo e attendiamo con impazienza le consegne del secondo. Ma Stati membri diversi offrono vaccini diversi a categorie diverse, motivando tali scelte con spiegazioni opache ed incomplete che non aiutano a rafforzare la fiducia del pubblico nei vaccini e nelle istituzioni. La scelta di usare questi vaccini appena possibile è quasi certamente la migliore nelle circostanze attuali. Va però spiegata con maggior chiarezza e maggior rispetto per la capacità dei cittadini di comprendere la situazione ed effettuare scelte informate.
Il dato più importante da cui partire è certo che tutti i vaccini autorizzati in Europa superano di gran lunga l’analisi costi-benefici rispetto all’alternativa di rischiare il contagio da Covid-19. Anche il discusso vaccino AstraZeneca ha un’efficacia intorno al 70% nel prevenire l’infezione, e quasi totale nel prevenirne conseguenze letali. È invece associato a gravi effetti collaterali (come la trombosi cerebrale) soltanto in casi rarissimi: tra i 4 e gli 11 per ogni milione di vaccinati; probabilità paragonabile a quella di morire in un incidente d’auto al fare un viaggio d’andata e ritorno tra Milano e Napoli. Quest’innegabile analisi costi-benefici trascura però una seconda verità importante: alcuni vaccini sono migliori di altri. I vaccini di BioNTech-Pfizer e Moderna, autorizzati anche negli Usa, hanno un’efficacia superiore al 90% e non risultano associati a trombosi. Non basta quindi sapere che vaccinarsi con AstraZeneca è indubbiamente meglio che non vaccinarsi affatto. Bisogna altresì valutare se sia meglio vaccinarsi subito con questo vaccino, o attenderne invece uno migliore quale BioNTech-Pfizer.
Gli economisti riconoscono in questo dilemma un problema intertemporale nell’acquisto di beni durevoli. Più semplicemente, la saggezza popolare vi riconosce la scelta tra un uovo oggi ed una gallina domani. Scelta che merita di essere studiata attentamente: come nel proverbio, oggi in Europa premia l’uovo; ma non lo premierà per sempre e per tutti.
Assumere il vaccino AstraZeneca corrisponde ad assumersi un rischio di grave trombosi pari a circa 7 su un milione. Il Covid-19 è decine di volte più letale perfino per i giovani (0,1 per mille a 25 anni) e diventa centinaia di volte peggiore con l’avanzare dell’età (1,2 per mille a 45 anni, 13,7 a 65).[2] Però l’infezione da Covid-19 è un rischio graduale nel tempo: ogni due settimane, in Italia si registrano circa 6 nuovi casi ogni mille giovani, 5 tra le persone di mezza età, 4 tra gli anziani.[3] Prendendo queste ultime cifre come probabilità di infezione (ancorché sottostimata poiché non tutte le infezioni vengono registrate), il rischio settimanale di un contagio che condurrà poi alla morte è circa 0,3 su un milione a 25 anni, 3 a 45 anni e 27,4 a 65 anni.
Si tratta di stime grossolane, ma valide per trarre una conclusione di massima. Con gli attuali ritmi di infezione in Italia, per un sessantacinquenne è meglio ricevere il vaccino AstraZeneca subito che quello BioNTech-Pfizer tra pochi giorni. Al contrario, per un venticinquenne è meglio attendere il vaccino migliore fino all’autunno. L’imprecisione delle stime diventa rilevante per i quarantacinquenni, la cui attesa ottimale si misura in settimane.
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