Covid, è improbabile raggiungere l’immunità di gregge: ora lo dicono anche gli esperti

di Silvia Turin

Ora che più della metà degli adulti negli Stati Uniti è stata inoculata con almeno una dose di un vaccino contro il Covid-19 e un terzo è completamente vaccinato, paradossalmente si moltiplicano le voci accademiche che escludono si possa a breve arrivare a quello che l’anno scorso, quando si era molto in là dalla meta, sembrava un orizzonte lontano, ma da conquistare assolutamente: l’immunità di gregge.

Non ci importa più come prima

Un paradosso che trae motivo dal fatto che allora non sapevamo nemmeno quando (e se) un vaccino sarebbe stato disponibile, ma eravamo convinti che presto o tardi ci avrebbe regalato la «soglia» magica dell’immunità di gregge (quella quota di persone vaccinate che stronca la circolazione dei virus, proteggendo di fatto anche chi non si vaccina). Adesso che il vaccino c’è, proprio nei Paesi che sono più avanti con la campagna vaccinale si constata lo «stato dell’arte» con dati alla mano e si misura la distanza tra quello che si può sperare in un futuro più o meno lontano e ciò che si può ottenere adesso. In breve: l’immunità di gregge è ancora «un miraggio», ma non «importa più» come prima, in alcuni Paesi abbiamo una buona quota di immunità generalizzata che permette di tornare alla normalità e proteggere i più deboli e, mentre la campagna vaccinale prosegue, la «convivenza» con il virus diventa possibile.

La soglia di immunità da raggiungere si alza

Perché l’immunità di gregge è un obiettivo che sfugge? Innanzitutto il calcolo sulla percentuale di persone che servono come soglia: all’inizio era stimata intorno al 60-70% della popolazione. La variante predominante attualmente in circolazione negli Stati Uniti, in Italia e larga parte dell’Europa, la variante inglese (B.1.1.7), è circa il 60% più trasmissibile. Di conseguenza, gli esperti ora calcolano che la soglia di immunità si sia alzata ad almeno l’80%. Se si svilupperanno varianti ancora più contagiose, o se si scoprirà che le persone vaccinate potranno ancora trasmettere il virus, il calcolo dovrà essere nuovamente rivisto al rialzo. Le varianti in circolazione sono una delle incognite che influiscono maggiormente sul calcolo della soglia. L’altro è quanto durerà la protezione offerta dal vaccino o dall’infezione.

Strati della popolazione non vaccinati

La campagna vaccinale, poi, proprio nei Paesi in cui è in fase più avanzata, sta rallentando: non si tratta solo di resistenza o contrarietà ai vaccini (che comunque c’è, in percentuali più o meno ampie e che possono cambiare nel tempo), ma anche di difficoltà a raggiungere certi strati di popolazione e scarsa persuasione nei confronti delle fasce meno a rischio (i più giovani), tanto che in alcune nazioni si sono offerti incentivi ai ragazzi. Non dimentichiamo, poi, che l’immunità di gregge non sarà mai completa senza la vaccinazione dei bambini: se non fosse possibile vaccinare loro, serviranno molti più adulti per raggiungere la quota utile all’immunità di gregge, basti pensare che negli Stati Uniti quasi il 24% delle persone ha meno di 18 anni. Le case farmaceutiche stanno approntando gli studi clinici, ma serviranno tempo e campagne informative ad hoc.

Necessario immunizzare i bambini

«Sarà comunque impossibile arrivare almeno in futuro a una immunità di comunità senza vaccinare i minorenni, tenuto conto che anche una quota di adulti non vorrà o non potrà vaccinarsi», commenta l’immunologa Antonella Viola, docente di Patologia all’Università di Padova. «Molto dipenderà anche da come muta il virus e da come risponde il nostro sistema immunitario: se l’immunità parziale acquisita sarà sufficiente per bloccare gli effetti più gravi del virus è verosimile che Covid-19 comincerà ad assomigliare a un’influenza, a causa della quale ogni anno contiamo alcune vittime, ma che in genere non provoca malattia grave. Se invece il virus inizierà a eludere la risposta immunitaria indotta dai vaccini, anche a causa dell’emergere di varianti, ci vorrà più tempo per far si che si comporti come un’influenza stagionale».

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