Renzi, lo 007 e i “Babbi”
FEDERICO GEREMICCA
Le colpe dei padri, è noto, non possono ricadere sui figli. Ma se la colpa, invece, è dei Babbi? Vale la stessa regola o i figliuoli ne devono rispondere? Difficile dire. Ma intanto: chi sono, cosa sono i Babbi? Secondo i produttori: “Capolavori artigianali conosciuti in tutto il mondo per la loro fragranza e unicità”. Biscotti, insomma. Per la Treccani: “È voce familiare e affettuosa, specialmente comune in Toscana”. Babbo, dunque, come sinonimo di papà.
Ora possiamo dirlo con certezza: Matteo Renzi ha problemi con gli uni e con l’altro. Fino a qualche giorno fa, sapevamo perfettamente quanti gliene avesse procurati Tiziano, il papà (il babbo), che entra ed esce dalle aule dei tribunali per vicende o malinconicamente minori (bancarotte, falsi) o terribilmente delicate (il caso-Consip, con Verdini, Romeo e Bocchino). Da ieri, purtroppo, sappiamo che anche i Babbi, per Renzi, possono diventare una rogna. Soprattutto se l’ex premier li evoca per spiegare il suo singolare incontro con Marco Mancini, agente segreto al centro di casi più o meno scottanti: doveva portarmi dei Babbi – ha spiegato Renzi – qual è il problema?
Il problema sta forse nelle modalità dell’incontro? I due, stando alla cronaca, sono stati sorpresi a colloquio in un’area di servizio dell’autostrada Roma-Milano, non proprio l’ideale se si vuol tener segreto un faccia a faccia ma la scena – certo – sembra presa da una spy-story americana. Il problema, allora, è forse nella tempistica? Renzi, infatti, ha incontrato Mancini il 23 dicembre 2020, subito dopo aver fatto visita in carcere a Denis Verdini (coimputato con babbo Renzi nel processo-Consip). O il problema – infine – è nel contesto, nella tempistica, nel fatto – insomma – che il colloquio si è svolto proprio nei giorni dell’attacco di Renzi a Conte, che al centro aveva anche la delega sui servizi segreti, che il premier voleva tenere per sé? Ognuna delle tre circostanze, naturalmente, può costituire un problema: e a determinarlo sarebbero stati, appunto, quei maledetti Babbi. L’ipotesi è suggestiva, certo. Ma in verità – e non se ne abbia l’ottimo biscottificio romagnolo – si può ormai serenamente affermare che il vero problema di Matteo Renzi ha il nome di una ex speranza della politica italiana, sulla quale molti avevano puntato: Renzi Matteo.
Fino a qualche tempo fa, si è molto insistito sul fatto che sarebbe il “carattere” (un certo egocentrismo, diciamo così) il tallone d’Achille del giovane ex premier: la spiegazione, però, appare sempre più insufficiente. Bisogna ormai annotare, infatti, che molti dei suoi guai recenti nascono da scelte nette e precise (come quella di collaborare con un regime che Draghi definirebbe certamente dittatoriale) che col carattere hanno davvero poco a che fare. C’entrano i soldi, magari: e non ci sarebbe niente di male, se non fosse per il profilo del committente di articoli e conferenze (il principe saudita Bin Salman) e per la circostanza che il binomio politica-danaro è sempre la via più veloce verso l’inferno.
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