Non c’è solo Fedez, lo scandalo è la giustizia. Su Amara il Csm parli chiaro

Francesco Storace

Da ora in avanti diffidare di quelli che dichiarano: «Ho piena fiducia nella magistratura». Se non altro bisognerà chiedersi quale. Perché scivola via con ignominia il senso di giustizia, si dubita della legge uguale per tutti, si ascolta con scetticismo la pronuncia di sentenze in nome del popolo italiano. In gioco c’è la credibilità di un sistema, che non può sempre essere maledettamente quello raccontato da Luca Palamara.

La «loggia Ungheria» – «svelata» dall’avvocato Piero Amara negli interrogatori che ha reso – potrebbe nascondere un inquinamento enorme delle istituzioni. Oppure essere una panzana mai vista. I guardiani della giustizia hanno ora il dovere di parlare chiaro. Ad esempio, i signori del Consiglio superiore della Magistratura. Con in testa chi comanda. (Oggi ci sarà il comitato di presidenza dell’organo di autogoverno dei giudici, giovedì arriveranno davanti al Plenum il capo dello Stato Sergio Mattarella e la guardasigilli Marta Cartabia)

La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad uno scandalo davvero grande, occultato persino da chi nelle rotative infila sempre qualche verbale, come hanno fatto alcuni giornali sempre molto informati dal fronte delle procure. Una decina i verbali con le parole di Amara. Ma stavolta non li hanno pubblicati. I maligni dicono «per evitare guai» a qualche personaggio da tutelare. Ad esempio, Piercamillo Davigo, per la curiosa modalità di consegna di quei verbali da parte del pm milanese Paolo Storari, e Giuseppe Conte, citato nelle deposizioni.

C’è da rimanere basiti, se è vero, nell’apprendere che quegli interrogatori siano stati portati a conoscenza del Colle. Chi lo ha fatto? Davigo o il vicepresidente del Csm David Ermini? E quanti altri membri del Csm erano a conoscenza dei verbali? A che titolo se non c’è stato inoltre secondo procedura?

È evidente che abbiamo un problema… Verbali che viaggiano nei palazzi – notano al Partito radicale – «di cassetto in cassetto, senza mai essere accompagnati da protocolli, denunce, formali segnalazioni».

Tutto questo porta con sé proprio il dubbio che esistesse per davvero l’associazione segreta chiamata «loggia Ungheria» per occuparsi anche di nomine in magistratura e negli enti pubblici; e di condizionare affari… Sarebbe gravissimo.

La conseguenza immediata è quella di verificare chi fossero i magistrati, i politici, i funzionari che ne facevano parte. È l’ora di saperlo, è interesse di tutti, perché nel frullatore di nomi che girano ce ne sono già diversi e assolutamente rilevanti.

Oppure a finire nei guai sono solo l’avvocato Piero Amara, un suo collaboratore e un suo socio, tutti e tre indagati da un anno e lo si sa solo adesso? Ma è vero o no che i nomi fatti da Amara sarebbero invece ben 74?

E ancora. Il fascicolo adesso è a Perugia, dobbiamo aspettare la conclusione delle indagini tra i vari uffici giudiziari – ora c’è anche Brescia competente per i magistrati milanesi – per sapere che cosa c’è o abbiamo lo stesso diritto di chi ha già letto tutto senza averne titolo?

Delle due l’una: o è tutto vero e allora c’è da invocare il massimo della trasparenza e la conoscenza di chi trama contro il corretto funzionamento delle istituzioni e se a livello nazionale o anche regionale. Oppure è tutto falso e ci sono calunnie da far pagare, assieme al diritto di costituirsi parte civile per chi è stato volgarmente messo in mezzo.

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