Tutta Europa riapre tranne noi. Caro Draghi, è arrivato il momento di liberare anche gli italiani

Quel pass che apre molte porte del ritorno alla libertà degli italiani ha però un limite non da poco: quello temporale. Per chi si è vaccinato come per chi si è ammalato ma ne è uscito con tutti gli anticorpi che servono ad evitare un immediato bis, la libertà che si riapre ha una durata di sei mesi. Non sono tanti: che succede dopo? Perché se questa è la chiave necessaria per il ritorno alla vita normale faccio presente che a giugno mentre sarà sempre in crescita la percentuale dei nuovi vaccinati, si inizierà a sottrarre dalle nuove dosi fatte quelle di sei prima, che non darebbero più protezione né possibilità di ritorno alla vita normale. Certo non sono molti i vaccinati di gennaio e febbraio, e quasi ridicola la percentuale di chi ha ricevuto la doppia dose. Man mano però crescerà. E mentre immunizzi per la prima volta qualcuno ci sarà qualcun altro a perdere quella che aveva già. C’è un piano del governo per questo? Finora non abbiamo sentito parlare di doppio giro di vaccinazioni nemmeno come vaga ipotesi (al massimo di un futuro richiamo annuale come per l’influenza), però se il pass vaccinale dura sei mesi il governo non solo deve sapere che cosa accade dal giorno successivo, ma anche comunicarlo ai cittadini italiani ora. Dare loro una prospettiva, non questo smarrimento che oggi si prova con la sensazione di essere in balia delle onde a navigare fra i marosi di Matteo Salvini e quelli di Roberto Speranza.

Invece di passare un mese su un’ora di coprifuoco (che è veramente nulla), il compito di Draghi è ipotizzare come hanno fatto altri capi di governo le tappe scandite con date e ora del ritorno alla vita normale, che non è una concessione che generosamente si fa, ma un diritto fondamentale degli italiani.

IL TEMPO
 

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