Scandalo Csm, la versione di Davigo: ho ricevuto a Milano i verbali segreti, nessuna violazione
di Giovanni Bianconi e Luigi Ferrarella
L’incontro tra il pubblico ministero milanese Paolo Storari e l’allora componente del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo, nel quale il primo consegnò al secondo i verbali con gli interrogatori dell’avvocato Piero Amara sulla fantomatica loggia massonica «Ungheria», avvenne a Milano. È un particolare che ieri Davigo ha ribadito nella testimonianza resa al procuratore di Roma Michele Prestipino e al sostituto Fabrizio Tucci, titolari dell’indagine sul «corvo» che ha recapitato quelle carte riservatissime ad almeno due quotidiani e a un consigliere del Csm; gli inquirenti accusano la ex segretaria di Davigo al Csm, Marcella Contrafatto, che per adesso ha preferito non rispondere alle domande dei pm. Il dettaglio sul luogo della consegna è tutt’altro che secondario, perché sposterebbe la competenza delle indagini.
La competenza
Finora ha lavorato la Procura di Roma perché nella Capitale è arrivata la lettera al consigliere Nino Di Matteo che accompagnava i verbali di Amara e accusava il procuratore di Milano Francesco Greco di essere rimasto con le mani in mano, e perché da altri elementi risultava che Davigo avesse ricevuto le stesse carte proprio a Roma. Perciò ha iscritto il nome di Storari sul registro degli indagati per violazione di segreto, sebbene Davigo (forte di un’apposita circolare del ’94) sostenga che una veicolazione di atti all’interno del Csm non sia illecita. Se invece la presunta violazione fosse avvenuta a Milano sarebbero competenti i magistrati di Brescia, dove il procuratore Francesco Prete ha già aperto un fascicolo sullo stesso reato, sebbene ancora a carico di ignoti. Nei giorni scorsi erano circolate voci su una diversa versione di Storari (consegna a Roma), ma bisognerà attendere ciò che dirà nell’interrogatorio fissato per sabato. La consegna sarebbe comunque avvenuta nell’aprile 2020, in pieno lockdown anti-Covid, quando il Csm era di fatto chiuso e per i due magistrati era più semplice vedersi a Milano, dove abitano. Ma in questa intricata vicenda tutto va verificato nei minimi particolari. Comprese le date delle successive comunicazioni «informali» di Davigo all’interno del Csm: al vicepresidente David Ermini, al procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, al primo presidente della Corte Pietro Curzio ed altri consiglieri.
Pages: 1 2