L’importanza di investire bene e presto
di Daniele Manca
Nel decreto Sostegni bis che il governo si avvia ad approvare la prossima settimana, ci sono 38 miliardi da spendere per sostenere famiglie e imprese. Fanno parte di quei 40 miliardi di deficit aggiuntivo che hanno già ricevuto il via libera dal Parlamento. Oltre la metà dei 38 miliardi, tra i 20 e i 22, andrà al mondo produttivo, alle aziende e non solo. Un fiume di denaro. Ma perché esso produca effetti duraturi sull’economia deve trasformarsi in investimenti e consumi. Sta accadendo? Meno di quanto ci si sarebbe potuto attendere. Che le misure colgano nel segno è fondamentale sempre, ancor di più durante una crisi profonda come questa. Lo choc è stato forte ed è tutt’altro che passato. Lo dimostra l’ancora elevatissima quota di liquidità che viene mantenuta sui conti correnti bancari. Mal contati si tratta di circa 1.900 miliardi. Se riuscissimo a mobilitarne solo il 10% raggiungeremmo la stessa cifra che, tra risorse a fondo perduto e debiti, l’Europa si appresta a girarci sotto forma di Recovery plan. Tra soldi sui conti correnti e sussidi che il governo ha messo a disposizione, si dovrebbe assistere a un sussulto dell’economia. Tutti gli istituti di ricerca giudicano le prospettive del Paese buone. Ma è come se il rimbalzo fosse meno potente di quanto atteso: assomiglia poco a una robusta ripresa.
S i dice che la manifattura abbia retto. In realtà ad aprile, secondo l’indagine flash condotta da Confindustria, c’è stata persino una leggera frenata della produzione. E comunque l’industria in senso stretto pesa sul Prodotto interno lordo per meno del 20% (poco più di 320 miliardi). I servizi che sono l’altra parte importante dell’attività economica, restano ancora in frenata. Rivelatore è l’indice PMI, quello che tiene conto degli acquisti dei manager delle aziende e che quando è superiore a 50 indica una fase di ripresa mentre sotto segnala recessione. Per l’industria a marzo era pari a 59,8, per i servizi era addirittura in calo a 48,6. In Italia probabilmente tendiamo a sottovalutare un settore come quello del turismo. Essere rimasti chiusi, giustamente per combattere la prima emergenza che è quella sanitaria, ha avuto effetti sulla fiducia ben più profondi. E bene ha fatto il premier a rimetterlo sotto i riflettori con il pass verde. Seppur pesi solo per il 13% del Pil, è evidente che ha un indotto molto più esteso.
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