Il vicepresidente di Moderna Italia: “Pronto il nostro nuovo farmaco contro le varianti più pericolose”
Paolo Russo
Sulla campagna vaccinale pende ancora la spada di Damocle delle varianti. In che misura facciano perdere efficacia ai vaccini e come se ne esce lo spiega Andrea Carfì, responsabile delle ricerca sulle malattie infettive e vice Presidente di Moderna. «Nei test di laboratorio -spiega- abbiamo visto che nel sangue delle persone vaccinate gli anticorpi neutralizzanti diminuiscono di sei, anche sette volte nel caso della variante sudafricana, di circa tre volte se vengono misurati sulla variante brasiliana, mentre non ci sono perdite rilevanti rispetto alla mutazione di origine britannica».
Ma dopo quanto tempo gli anticorpi diminuiscono?
«Dopo
sei mesi i livelli di anticorpi neutralizzanti contro il virus
originale sono ancora alti ma per le varianti brasiliana e sudafricana i
titoli anticorpali sono molto bassi. In alcuni individui persino non
rilevabili».
Quindi?
«Se già in
partenza ha un livello di anticorpi neutralizzanti più bassi la
conseguenza è che anche il tempo di protezione nella popolazione
vaccinata va accorciandosi».
E come se ne esce?
«Occorre
da un lato monitorare con molta attenzione le varianti in circolazione.
Poi è sicuramente necessario adottare ancora comportamenti molto
prudenti per impedire che forme più insidiose di varianti prendano
piede. In ogni caso e probabile che servirà rivaccinarsi con una terza
dose».
L’altra soluzione è un
vaccino che risulti ugualmente efficace contro le varianti. Voi lo state
sperimentando. Con quali risultati?
«Sei mesi
dopo la vaccinazione con il prodotto originario abbiamo somministrato
una terza dose di vaccino con la sequenza della variante sudafricana
oppure con un mix, al 50% con la sequenza del virus originario e l’altra
metà con quella sudafricana. Dopo questo richiamo i livelli delle
difese anticorpali sono tornati ad essere gli stessi che abbiamo
osservato subito dopo la somministrazione delle prime due dosi. E questo
sia rispetto alla variante sudafricana che a quella brasiliana».
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