Isola di Jersey, le cause delle tensioni tra Francia e Gran Bretagna dopo la Brexit
di Luigi Ippolito
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — Uno dei capisaldi della Brexit era la riconquista, da parte di Londra, della piena sovranità sulle proprie acque territoriali.
L’accordo raggiunto con Bruxelles alla fine dell’anno scorso stabilisce
tuttavia che i pescatori europei possono mantenere, a certe condizioni,
l’accesso alle acque britanniche fino al 2026: ma le barche che
intendono pescare entro 12 miglia dalle coste britanniche devono
ottenere una licenza e dimostrare di aver operato in passato in quei
mari.
La scorsa settimana, scaduto l’inziale «periodo di grazia», le autorità di Jersey, territorio britannico autonomo di fronte alla costa francese, hanno concesso la licenza solo a 41 barche francesi su 344 che avevano fatto domanda, perché le altre non potevano dimostrare il legame storico con le acque circostanti Jersey. In più, le autorità dell’isola hanno introdotto limiti alla quantità del pescato e al tipo di reti utilizzabili. Questo ha fatto infuriare i pescatori francesi, che vi hanno visto un tentativo di sfruttare la Brexit per limitare la loro capacità di accesso alle acque di fronte alle loro coste: hanno quindi minacciato di bloccare con le loro barche il porto di Jersey. Le autorità di Parigi hanno rincarato la dose, evocando la possibilità di tagliare le forniture elettriche all’isola, che riceve il 95% della sua elettricità della Francia.
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