A pesci in faccia
di Massimo Gramellini
Uno si immagina le risate amare dell’ammiraglio Nelson e di Napoleone nel sapere che, due secoli dopo Trafalgar, le navi militari inglesi e francesi sono tornate a guardarsi in cagnesco, stavolta non più per contendersi il mondo, ma il diritto di pesca intorno a un’isoletta. Allora l’Europa era il centro di tutto e Francia-Inghilterra una sorta di finalissima con la Russia nei panni del terzo incomodo. Adesso la finalissima è America-Cina, la Russia resta il terzo incomodo, mentre l’Europa è un continente decentrato e invecchiato che conta qualcosa soltanto se unito. Da quando la parte più spaventata dell’elettorato britannico ha deciso di uscirne, gli effetti si riverberano persino sulla piccola Jersey, isola inglese, ma vicina alla Normandia. I francesi, che si sono visti ridurre le licenze di pesca, minacciano di vendicarsi togliendo l’energia elettrica agli abitanti. E questo ha provocato l’esibizione di muscoli da parte di Johnson e Macron, pallidi epigoni dei giganti del passato.
«La Storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa», scrisse Marx mettendo a confronto il colpo di Stato del generale Bonaparte con quello del nipote. Nella settimana a lui dedicata, l’ultima parola è giusto lasciarla proprio a chi per primo intuì che per restare forte l’Europa avrebbe dovuto unirsi, sia pure sotto il suo pugno. Napoleone avvertiva che «dal sublime al ridicolo c’è soltanto un passo». Ho il sospetto che a Jersey quel passo sia stato compiuto.
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