Cottarelli: “I tribunali come aziende, ecco il piano. È l’ora di manager e premi di produttività”
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA. È un Carlo Cottarelli in veste diversa dal solito. L’economista stavolta è il coordinatore di tanti gruppi di lavoro che si prefiggono di riscrivere tutto. “Programma per l’Italia” è infatti un largo comitato scientifico che formalizzerà proposte di matrice liberale per un nuovo programma di governo. Dietro ci sono i radicali di +Europa di Emma Bonino, Azione di Carlo Calenda, il partito Ali e poi repubblicani e liberali. Si inizia con la giustizia. «E tra un mese saremo di nuovo pronti con le nostre proposte per l’istruzione».
Professore, oggi presenterete un poderoso schema di riforme che comincia dai fondamentali costituzionali, ossia dall’ordinamento giudiziario. Proponete la separazione delle carriere, due Csm, uno per la carriera inquirente e l’altro per la giudicante, il trasferimento al ministero della Giustizia della magistratura amministrativa che è oggi sotto la supervisione della presidenza del Consiglio e della magistratura tributaria che è in ambito dell’Economia. Non è un po’ troppo?
«Guardi, noi pensiamo che le condizioni di partenza siano tali, e i problemi segnalati dalle organizzazioni internazionali ormai da troppi anni, che occorre un intervento davvero incisivo».
Lei sa meglio di tutti che la separazione delle carriere è tema caro all’avvocatura e a una parte della politica italiana, del tutto indigesto per la magistratura e per l’altra parte della politica.
«Certo, conosciamo le posizioni di partenza. A noi sembra un’ipotesi di estremo buon senso. La perdita di credibilità della magistratura è nei fatti. Secondo un recente sondaggio, un italiano su due non si fida dei giudici. Per questo servono riforme molto approfondite, che vanno molto oltre quelle presentate dal governo».
Naturalmente il recente scandalo del Csm non aiuta la credibilità delle toghe. Che cosa ci deve insegnare la storia del Corvo?
«Bah, ne conosco poco, ma ho letto anch’io i giornali. Che dire? Prima era Palamara, ora Amara… Senza facili ironie, è un altro indicatore che abbiamo problemi. Che il sistema non va e ciò influisce sulla percezione che i cittadini hanno della giustizia italiana. Non fa che accentuare il disagio dei cittadini. E invece la giustizia svolge un ruolo fondamentale per il nostro Paese. Lo Stato di diritto è fondamentale. Siamo tutti a favore di una magistratura che sia estremamente autorevole e che possa fare il proprio lavoro con strumenti adeguati. Perciò io dico che noi intendiamo offrire al dibattito della pubblica opinione le nostre idee di riforma. Questo pacchetto per noi sarebbe il meglio. Poi, certo, sappiamo che non tutte le nostre idee passeranno. Ma questo non è un prendere o lasciare. Vedremo quali proposte potranno raccogliere una certa convergenza».
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