Ripartenze a rilento: la cautela aiuta. La paura ci paralizza

di MICHELE BRAMBILLA

Un anno fa di questi giorni non stavamo messi meglio di adesso. I vaccini non soltanto non esistevano ancora, ma neppure erano un’ipotesi vicina. “Ci vorrà più di un anno, forse due, forse tre”, dicevano gli esperti in servizio effettivo e permanente in tv. Il numero dei guariti – e quindi degli italiani immuni – era molto, molto più basso di quello attuale. Negli ospedali per decidere i farmaci per le cure si andava a tentoni. Eppure, vedendo i contagi in calo riaprimmo tutto, anche i ristoranti la sera, anche al coperto. Un anno dopo abbiamo parecchi ragionevoli motivi per essere più ottimisti, ma siamo molto, molto più cauti nelle riaperture e manteniamo il coprifuoco. Perché?

Che cosa è cambiato? È che in noi è penetrata poco alla volta, e poi sempre più, la paura. “Cautela”, ha detto piuttosto, ieri sera in tv, uno di quegli esperti. Ma è paura.

Certo, l’anno scorso ci fu dell’incoscienza. Visto il crollo dei contagi, pensammo che tutto fosse già così finito, naturalmente, da solo, per il semplice motivo che tutto passa, perfino la rogna. Arrivò l’estate e ci sentimmo liberi, pensando che in autunno saremmo perfino tornati al cinema e allo stadio. E invece.

Ecco, forse è perché siamo stati scottati da ottobre in poi, forse è per questo che adesso abbiamo programmato così a rilento le riaperture; che stiamo dicendo che perfino i vaccinati devono mantenere mascherina e distanziamento (e allora cosa cambia?); che abbiamo mantenuto il ritorno a casa due ore prima di Cenerentola; che paragoniamo una festa di tifosi in piazza alla sventurata processione imposta al cardinal Federigo, la quale anziché sconfiggere la peste ne moltiplicò la diffusione. Forse l’anno scorso ci fu incoscienza, dicevo: ma quest’anno non è solo cautela. È anche paura.

Perfino di fronte ai vaccini, che avevamo invocato come salvezza dell’umanità, oggi abbiamo paura. Non mi faranno venire un accidenti? Non mi modificheranno il dna? Non mi faranno spuntare, fra qualche anno, la coda o le orecchie da lupo mannaro? E poi siamo sicuri che bastino due dosi? No, non siamo più sicuri, infatti stiamo già parlando della terza.

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